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Xayaboury, la diga della discordia mette a rischio l’ecosistema

E' imminente l'apertura della diga sul fiume Mekong e i danni per fauna e flora potrebbero addirittura compromettere la sicurezza alimentare di 6 milioni di persone. Le Associazioni ambientaliste insorgono e chiedono di posticipare di dieci anni la messa in funzione di Xayaboury

(Rinnovabili.it) – La centrale idroelettrica sul fiume Mekong potrebbe essere completata e attivata entro aprile ed è subito polemica nella comunità scientifica vietnamita che teme che, per soddisfare le esigenze energetiche del Laos e del sud-est del paese, si metta in grave pericolo l’ecosistema fluviale e delle aree limitrofe.
La centrale di _Xayaboury,_ a 1930 chilometri dal delta vietnamita del fiume Mekong preoccupa gli esperti che stanno per completare una relazione – unendo le conoscenze di alcuni ricercatori provenienti da Vietnam, Laos, Thailandia e Cambogia – nella quale stanno elencando le criticità del progetto.
Realizzata per ottenere *una potenza di 260 MW* la centrale servirà principalmente il territorio tailandese, che insieme al Laos ha firmato l’accordo per la definizione del prezzo dell’energia senza dare peso né importanza all’impatto fisico e biologico della nuova diga. Con *un’altezza di 810 metri* la diga è tra le dieci più grandi al mondo e bloccherà la migrazione dei pesci impedendo il ripopolamento delle acque ed è proprio questa una delle cause principali che hanno spinto numerosi gruppi e associazioni ambientaliste a richiedere formalmente al primo ministro l’annullamento dell’impegno per l’acquisto di energia elettrica dalla diga _Xayaboury._ Influendo e modificando negativamente i flussi migratori della fauna fluviale si andrà, secondo quanto dichiarato dall’Istituto per la Pesca di Phnom Penh, a mettere in pericolo la sicurezza alimentare di circa 6 milioni di persone che dipendono dalla ricchezza del Mekong costringendo le popolazioni, secondo i dati diffusi dal WWF, ad importare carne se il pesce non sarà più a disposizione.
Insieme alla fauna sarà anche la flora a subire danni irreparabili anche dovuti alla possibile salinizzazione del corso d’acqua mettendo a rischio la sopravvivenza delle popolazioni che vivono lungo il corso d’acqua.
Con tutte queste motivazioni la Commissione di esperti ha richiesto di posticipare l’attivazione della diga di dieci anni per dare il tempo di effettuare gli studi di impatto ambientale con maggiore perizia, prendendo le debite precauzioni.