Settembre, mese cruciale per la registrazione del trend, rivela che “quest’anno in Artico c’è meno ghiaccio di quanto ce ne sia mai stato da quando sono cominciati i rilevamenti”
“Quest’anno ci stiamo giocando l’Artico”. Con queste parole il WWF vuole mettere in guardia nei confronti del progressivo assottigliamento della calotta artica, che registra in questo settembre un trend davvero preoccupante, avvicinandosi pericolosamente al record negativo di 4,13 milioni di km2 del 2007. E’ questo, infatti, il mese per i ricercatori in cui vengono registrati i dati di scioglimento dei ghiacci e secondo Martin Sommerkorn, del programma Artico del WWF la calotta sta seguendo un trend che la sta portando ad essere sempre più “giovane” e sempre più sottile. La parte di ghiaccio che ha almeno 5 anni è diminuita del 56% tra il 1985 e il 2007, mentre il ghiaccio più vecchio è pressoché sparito. Nonostante non siano disponibili i dati definivi è ormai lampante come l’Artico stia vivendo un declino più rapido di quelli previsti.
“Per quanto riguarda l’estensione estiva dei ghiacci, ci aspettiamo che i dati definitivi confermino che il 2008 sarà il peggiore o, al massimo, il secondo peggior anno di sempre” – prosegue Sommerkorn – “Questo vuol dire che, da quando si è cominciato a effettuare rilevamenti, in due anni consecutivi sono stati registrati due record negativi in termini di estensione della calotta artica e che questo trend continuerà. Alcune specie come l’orso polare stanno sperimentando sulla propria pelle l’erosione del proprio habitat provocato dai cambiamenti climatici in atto. Questi cambiamenti affliggono anche le popolazioni che hanno sempre vissuto tra i ghiacci artici e che dipendono in tutto e per tutto dal fatto che questo ecosistema si mantenga in salute”.
Alle parole di Sommerkorn si aggiungono quelle di Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia: “L’Artico è un fattore di stabilità per il clima mondiale per due motivi. Innanzitutto, il ghiaccio artico si comporta come uno specchio naturale perché riflette nell’atmosfera le radiazioni solari, il cosiddetto effetto Albedo. Quando il ghiaccio sparisce, le acque artiche assorbono più calore e alimentano il processo del riscaldamento globale creando un rafforzamento (feedback positivo) dell’incremento dell’effetto serra naturale”. “In secondo luogo – continua Bologna – lo scioglimento dei ghiacci rilascia in atmosfera tutti quei gas serra che erano rimasti intrappolati nel ghiaccio stesso, come il metano. Quindi, questo non è solo un problema dell’Artico ma è un problema globale. E, in quanto tale, richiede una risposta globale”.