Con un dossier reso noto oggi, il Wwf ribatte alla polemica avviata in questi giorni secondo la quale il gelo e le nevicate dell’ultimo periodo, abbinato ad un probabile aumento della superficie dei ghiacci artici, “…negherebbero la grave crisi climatica in atto, crisi che la comunità scientifica ormai afferma con voce unanime, attribuendone in larga parte la responsabilità all’aumento dei gas serra in atmosfera provocato dalle attività umane”.
“Posto che quest’inverno, rigido in alcune parti del mondo, non ha alcun significato preso singolarmente, non è detto che i cambiamenti climatici portino necessariamente e ovunque a condizioni di caldo intenso. Anzi – ha illustrato il direttore scientifico del Wwf Italia, Gianfranco Bologna, – uno degli effetti del global warming è costituito proprio dall’estremizzazione degli eventi meteorici”.
Altri fatti incontrovertibili sono l’aumento delle emissioni di carbonio, a causa dall’utilizzo dei combustibili fossili (da 6,2 miliardi di tonnellate del 1990 a 8,5 del 2007, pari ad un + 38%). Il tasso di crescita delle emissioni è quindi stato del 3,5% all’anno, nel periodo 2000-2007, quasi quattro volte in più rispetto allo 0,9% l’anno del periodo 1990-1999.
Inoltre al Wwf ripetono che mentre la scienza climatica studia il complesso dei fenomeni: lo stato dell’atmosfera (temperatura, venti, precipitazioni, insolazione, umidità ecc.) per periodi almeno di 25-30 anni, al contrario la meteorologia si occupa dello stato atmosferico in un periodo specifico. Anche se poi non vanno scordate, dice il Wwf, le piogge tropicali in Italia di un paio di mesi fa’ e la temperatura media, che ad esempio, in Siberia era più alta di 13° della media stagionale.