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WWF Italia: pacchetto UE, grandi potenzialità e pochi costi

Il Pacchetto Clima dalla Commissione Europea permetterà all’Italia di migliorare settori che ci vedono ancora indietro rispetto al resto della Comunità. Ecco perché…

“L’Italia deve rivedere il proprio atteggiamento nei confronti del pacchetto europeo: anche il confronto con gli altri Paesi ci dice che le politiche del clima ci porteranno molti vantaggi e ci aiuteranno a risolvere alcuni problemi strutturali dal punto di vista economico e della sicurezza”. Il commento di Mariagrazia Midulla, Responsabile Programma Clima WWF Italia, arriva nel giorno di presentazione nuovo studio “L’Italia e il Pacchetto clima: costi, benefici, opportunità” realizzato dall’istituto di ricerca internazionale Ecofys per conto del Wwf Italia. Quello che emerge dal rapporto è che a fronte di un costo relativamente limitato, pari a circa lo 0,1% del PIL al 2020, l’adeguamento dell’Italia alle proposte europee determinerebbe una serie di benefici diretti e non, come la riduzione dell’import di combustibili fossili, con un risparmio di 12,3 miliardi in euro nel 2020. Tra gli effetti anche i minori costi di controllo delle emissioni, con un risparmio di 1-1,9 miliardi di euro, la crescita fino allo 0,5% nei consumi privati e fino allo 0,3% dei posti di lavoro, oltre a una riduzione del tasso di mortalità e malattia, e alla mitigazione dei problemi ambientali collegati.

Paradossalmente le potenzialità più grandi arrivano proprio dai settori più critici: edilizia (la più energivora d’Europa), mobilità (al quarto posto nella UE per numero di automobili/abitante), combustibili fossili (forte dipendenza dall’importazione) e emissioni (maggior quantità di carbonio per unità di energia prodotta). “Nel settore industriale – si legge sul sito del WWF – la quota di energie rinnovabili è bassa così come l’uso di calore e materiali di scarto. Tra l’altro l’Italia è uno dei Paesi che ha recepito il minor numero di Direttive Europee in materia di Energia e Trasporti, ha un sistema fiscale che tassa di più il lavoro che l’inquinamento (una situazione che disincentiva la creazione di nuovi posti di lavoro, mentre non riduce l’inquinamento e i relativi costi sociali) e sul fronte della Ricerca dedica appena lo 0,2% del PIL al settore energetico, di cui il 65% è comunque destinato a energie fossili o nucleari”. “Occorre cambiare strada, e in fretta. – conclude Midulla – Infine lo studio dimostra che le misure per l’efficienza delle abitazioni, oggetto di revisione da parte del Governo in questi giorni, non solo vanno confermate, ma potenziate e migliorate, rese ancora più efficaci, l’energia nel settore edilizio è uno dei tanti talloni d’Achille del nostro paese”. (Tabelle riassuntive dello “studio”:https://beta.wwf.it/UserFiles/File/News%20Dossier%20Appti/DOSSIER/dossier%20clima/CS%20WWF%20ECOFYS_pachetto%20clima_costi%20benefici%20italia_4_12_08%20Final.pdf Ecofys)