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WWF: ICT e biotecnologie per salvare il Pianeta

L’Earth Hour 2009, organizzato dal WWF ha riconfermato il successo di un’iniziativa capace di attirare di anno in anno un numero sempre maggiore di partecipazioni e incoraggianti risultati. Oltre centinaia di milioni di persone in più di 3929 città di 88 paesi hanno aderito alla maratona energetica e soltanto in Francia, durante l’ora a luci spente, il consumo di elettricità è diminuito di poco più dell’1%, pari a circa 800 MW. “Earth Hour ha dimostrato una reale volontà nelle persone di tutto il mondo per un’azione urgente contro il cambiamento climatico, e un mandato per i leader del pianeta per garantire un nuovo accordo sul clima a Copenhagen che definisca un’efficace risposta globale – ha dichiarato James Leape, direttore generale del WWF Internazionale – Il nostro lavoro continua, perché nei prossimi otto mesi i leader del pianeta dovranno decidere come intenderanno affrontare questa sfida e dobbiamo, insieme, fare in modo che prendano le decisioni giuste”.

Sul fronte della lotta al surriscaldamento globale il World Wildlife Fund ha avuto una settimana particolarmente attiva. E’ dello scorso giovedì, infatti, la presentazione di due nuovi studi “Virtual Meetings and Climate Innovation in the 21st Century”:https://www.worldwildlife.org/who/media/press/2009/WWFBinaryitem11938.pdf e “From Workplace to Anyplace”:https://www.worldwildlife.org/who/media/press/2009/WWFBinaryitem11939.pdf, rapporti redatto con l’aiuto di HP e Microsoft e dedicati al tema dell’ICT (Information and Communication Technology) come importante arma di riduzione della CO2. I documenti mettono in luce come l’implementazione su scala mondiale di tecnologie esistenti quali telecomunicazione o riunioni virtuali, riducendo l’impatto degli spostamenti, potrebbe contribuire a dimezzare le attuali emissioni climalteranti entro il 2050, con ulteriori benefici sotto il profilo economico e dell’efficienza lavorativa.
“L’ITC può essere un importante motore di riduzioni dei gas a effetto serra, ma abbiamo bisogno di una forte politica per il clima che garantisca che queste soluzioni siano alla velocità necessaria a fare la differenza” ha affermato Dennis Pamlin, consulente WWF e co-autore delle relazioni.

La settimana appena conclusasi ha visto prendere consistenza anche un’importante iniziativa lanciata dall’associazione ambientalista e dalla danese Novozymes, società leader della biotecnologia enzimatica, con l’obiettivo di mappare le aree prioritarie e modalità in cui le biosoluzioni a basse emissioni di carbonio possano eliminare il primo strategico miliardo di tonnellate di CO2. Il progetto mira per l’appunto ad esplorare le possibilità, il più delle volte nascoste, del settore biotecnologico in una serie di processi produttivi, dalla carta, al sapone in polvere fino al bioetanolo, come strumento per risparmiare elevati quantitativi di energia e di conseguenza emissioni di CO2 nell’atmosfera. La partnership inoltre sarà impegnata anche nel dialogo con i responsabili della politica centrale e nella creazione di collaborazioni commerciali per accertarsi che le soluzioni biotecnologiche a bassa emissione di carbonio diventino una parte integrante di tutti i più importanti progetti ed iniziative climatiche.

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