Un nuovo rapporto del World Wide Fund for Nature indica che gli stravolgimenti del clima e i consecutivi effetti superano di gran lunga quanto calcolato nelle previsioni degli scienziati dell'IPCC
L’ultimo rapporto sul riscaldamento globale pubblicato dal Comitato Intergovernativo per i Cambiamenti Climatici (IPCC) e redatto con il lavoro di 4.000 scienziati da più di 150 Paesi, lanciava un allarme che non poteva essere ignorato. Ma le previsioni contenute nel documento sono inesatte, o meglio i cambiamenti climatici stanno giocando d’anticipo sulle conclusioni dell’IPCC. A rivelarlo è oggi il Wwf nel nuovo rapporto “Climate change: faster, stronger, sooner” (Cambiamento climatico: più veloce, più forte, più vicino), redatto con il supporto di esperti internazionali di climatologia tra cui il prof. Jean-Pascal van Ypersele, professore di climatologia e scienze ambientali all’Università cattolica di Lovanio (Belgio). Secondo lo studio l’Oceano Artico sta perdendo la calotta glaciale con un anticipo di 30 anni circa rispetto alle precedenti previsioni e nel periodo estivo tra il 2013 e il 2040 i ghiacci potrebbero addirittura sparire del tutto; nelle isole britanniche e nel Mare del Nord i cicloni estremi aumenteranno in numero e intensità, portando ad incrementare la velocità del vento e i danni legati alle tempeste sull’Europa occidentale e centrale; il livello di ozono troposferico, che agisce come inquinante, potrà essere simile a quello registrato durante l’ondata di caldo del 2003, con aumenti maggiori in Inghilterra, Belgio, Germania e Francia. E anche la quantità massima di piogge annue aumenterà nella maggior parte d’Europa, con conseguenti rischi di inondazioni e danni economici.
“E’ ormai chiaro – ha affermato il prof. van Ypersele, neo-eletto vice presidente dell’IPCC – che il cambiamento climatico sta già avendo un impatto maggiore di quanto la maggior parte di noi scienziati avesse anticipato. Per questo è vitale che la risposta internazionale per il taglio delle emissioni (mitigazione) e l’adattamento sia più rapida e più ambiziosa. L’ultimo rapporto IPCC ha mostrato che i motivi di preoccupazione ora sono più forti e questo dovrebbe indurre l’Europa a impegnarsi perché l’aumento della temperatura globale sia ben al di sotto dei 2°C rispetto all’era pre-industriale. Ma anche mantenendo il limite di 2°C, secondo l’IPCC è necessario comunque che i paesi sviluppati riducano le emissioni dal 25 al 40% entro il 2020 rispetto ai valori del 1990, mentre una riduzione del 20% risulterebbe insufficiente”. Per tale motivo il WWF torna ad appellarsi alla UE affinché adotti un target di riduzione delle emissioni di almeno il 30% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990, senza però affidarsi pesantemente alle compensazioni per i progetti all’estero, e garantendo un supporto e un sostegno economico sostanziali ai paesi in via di sviluppo, per aiutarli ad affrontare il cambiamento climatico in atto e adattarsi agli impatti che già oggi sono inevitabili. E’ possibile consultare il “dossier”:https://www.wwf.it/UserFiles/File/News%20Dossier%20Appti/DOSSIER/dossier%20clima/dossier_CLIMA_20_10_08.pdf in versione pdf.