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WWF: affrontare la crisi climatica per uscire da quella economica

Per l’associazione, quanti invocano la crisi finanziaria come scusa per ritardare il pacchetto UE rischiano di togliere all’Europa una delle maggiori opportunità di rilancio e crescita

Il WWF lancia il suo appello ai Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea che si riuniranno in Consiglio europeo a Bruxelles il 15 e 16 ottobre e punta il dito su quanti invocano la crisi finanziaria come scusa per ritardare il pacchetto di riforma dei sistemi energetici europei, con il rischio di togliere all’Europa proprio una delle maggiori opportunità di rilancio e crescita: la promozione delle fonti rinnovabili, il rilancio dell’efficienza energetica, la riduzione dei costi di approvvigionamento di combustibili fossili. “Le riforme necessarie per rendere sostenibili i sistemi energetici e l’economia sono le stesse che garantiscono una crescita solida e di lungo periodo – dichiara il WWF – In pochi giorni le borse Europee hanno bruciato oltre 1000 miliardi di Euro, l’Europa brucia oltre 1000 miliardi di Euro di combustibili fossili all’anno, ogni anno, al mondo, la deforestazione brucia tra i 2000 e i 5000 miliardi di Euro in servizi ambientali non rinnovabili. Dobbiamo pensare a non mandare tutto in fumo. In questi due mesi il WWF continuerà la pressione sui Governi di tutta Europa, compresa l’Italia, con la Campagna GenerAzione Clima, chiedendo anche ai cittadini europei di unirsi al nostro appello”. L’associazione richiama le parole del Presidente della Commissione Barroso “oggi è più importante che mai andare avanti con il nostro pacchetto clima/energia, non a dispetto della crisi finanziaria, ma, almeno in parte, a causa di questa crisi” e sollecita il Governo italiano a mutare atteggiamento. “Un sistema economico che persevera nel bruciare risorse, petrolio, carbone e gas naturale, alterando gli equilibri climatici del pianeta, è di per sé un sistema instabile. Un sistema che va in fumo”. Secondo il WWF ridurre le emissioni climalteranti nelle percentuali richieste dalla comunità scientifica (del 30% al 2020 e di almeno l’80% al 2050) rappresenta invece l’opportunità per rilanciare uno sviluppo economico solido ed al servizio del pianeta. “Efficienza energetica e fonti rinnovabili sono i pilastri della nuova economia. – afferma – Ridurre le emissioni del 30% significa migliorare l’efficienza di un sistema economico del 30% incrementandone la competitività e la solidità. Significa valorizzare le risorse locali, migliorare la bilancia dei pagamenti, promuovere e proteggere un’occupazione diffusa e specializzata. Significa promuovere un’economia solida e reale”. Per questo, conclude, l’Italia dovrebbe farsi portavoce dell’esigenza di accelerare la proposta di una direttiva europea specifica sulla promozione dell’efficienza energetica quale pilastro mancante della strategia energetica Europea.