Le risultanze dello studio annuale della prestigiosa istituzione fotografa una condizione in merito al “global warming” e al “climate change”, ben più grave di quanto previsto ad esempio dall’IPCC. Il tempo è il nemico primario, non c’è da aspettare un solo giorno per mettere in pratica dei seri ed efficaci correttivi
Un rapporto al momento giusto. Il momento della sua pubblicazione sembra scelto apposta per stroncare sul nascere tutte quelle voci, cui hanno fatto eco certi media in questo periodo. In base ad alcune rilevazioni relative al freddo che si è manifestato nelle ultime settimane, alcuni quotidiani, siti, e giornali radio-tv, hanno iniziato a strombazzare che la tesi del cambiamento climatico è in buona parte una favoletta, che il rischio della sua irreversibilità è una balla e che il mondo, non solo si stia raffreddando invece che riscaldando, ma addirittura ipotizzano una mini-glaciazione. E ancora, secondo questi, i ghiacciai, ai poli e sui monti, starebbero aumentando e non è vero che il livello dei mari stia crescendo. Insomma tutte previsioni frutto di cassandre ambientaliste che gridano all’allarme ingiustificato e per di più sprovvedute perchè non si accorgono che i pochi cambiamenti climatici sono di origine naturale e non antropica. A fronte di tante chiacchiere ecco il 25° rapporto del World Watch Institute, presentato qulche giorno fa a Washington, che dovrebbe chiudere qualche bocca e indurre qualcuno ad un privato se non ad un pubblico ripensamento.
*La situazione della Terra e i dati del Rapporto*
Nello specifico il rapporto spiega come il pianeta si stia sviluppando secondo modelli energetici insostenibili che ben presto ci porteranno una catastrofica situazione senza ritorno. E in conclusione, se il mondo non saprà tagliare il suo trend inquinante, le conseguenza del “climate change” porterebbero nel 2050 inibire la nostra capacità di adattamento. L’opzione “o si cambia o si muore” è un out-out che non può più essere rimandato.
A questo Rapporto hanno collaborato una cinquantina tra i maggiori studiosi dei cambiamenti climatici, concludendo che stiamo vivendo una situazione globale che si rivela decisamente più grave delle pur allarmate previsioni dell’Ipcc (Onu). E la variante tempo è divenuta drammaticamente prioritaria. Qualche numero? Proprio a proposito di riscaldamento globale: secondo il rapporto 11 dei 12 anni scorsi, sono stati tra i più caldi degli ultimi 150 anni. E la quantità di gas serra emessa è cresciuta dalle 22,6 miliardi di tonnellate di CO2 del 1990 ai 31 miliardi del 2007 (non conteggiati i 6,5 miliardi di t. della deforestazione).
Si parla quindi di “tipping points” cioè dei cosiddetti punti di non ritorno, vale a dire il momento in cui il cambiamento climatico arriverà ad una mutazione repentina ed irreversibile. Tra i vari esempi, il Rapporto cita la corrente del Golfo. Infatti l’immissione nel mare di rilevanti quantitativi di acqua dolce (quella provocata dallo scioglimento dei ghiacci artici) porterebbe ad un cambiamento della percentuale salina alla base della corrente bloccandola o rallentandola, provocando in questo modo un repentino raffreddamento di tutte le coste (e non solo) di Gran Bretagna e Scandinavia.
Il docuento ha una sua funzione anche propositiva e quindi indica come non manchino le possibilità per dare urgentemente il via ad iniziative che porterebbero degli effetti correttivi di questa situazione nei prossimi decenni. Certo, nessuna illusione, il costo complessivo finanziario sarà altissimo tanto che gli studiosi valutano l’esborso per la potenziale spesa di riconversione della produzione di energia (con le fonti rinnovabili) tra i 1000 e i 2.500 miliardi di dollari all’anno. In più è assolutamente indispensabile lo sviluppo di edifici bioclimatici e l’aumento dell’efficienza energetica, “tuttavia – si legge testualmente nel Rapporto – gli eventuali costi derivanti dai mancati interventi sarebbero, col tempo, ancora più alti”. Quindi bisogna correre ai ripari, governando il fenomeno, facendo in modo che il picco di emissioni venga raggiunto prima del 2020, per poi ridurle entro il 2050, almeno dell’85% al di sotto dei livelli del 1990.
*Profilo del World Watch Institute*
*Hanno detto*
*_German Aerospace Center_* “Nel 2030 le energie da fonti rinnovabili potrebbero – per uno studio del Centro , fornire almeno il 40% dell’elettricità consumata in 13 delle 20 economie più importanti del mondo”.
Rapporto del World Watch Institute – è essenziale per il mondo guardare al di là del _business as usual_ per evitare la crisi che si affaccia su di noi, se non riusciamo ad agire”.
*Per approfondire*
* Il volume *State of the World 2009: Into a Warming World* – Edizioni World Watch Insititute
* Punti salienti “I contenuti del 25° Rapporto”:https://www.worldwatch.org/node/5659
* “World Watch Institute”:https://www.worldwatch.org/