Rinnovabili

World Energy Outlook (IEA), le critiche degli ambientalisti

Oggi a Londra l’Agenzia Internazionale per l’Energia ha presentato il World Energy Outlook per per una
“rivoluzione energetica”. Come ne riferiamo nel nostro “articolo di presentazione”:https://www.rinnovabili.it/iea-la-crisi-energetica-pieghera-la-terra-serve-una-rivoluzione-702026
Qui di seguito raccogliamo le opinioni di due importanti associazioni ambientaliste.

*La reazione del WWF*

L’associazione accoglie favorevolmente l’appello dell’Agenzia lanciato oggi a Londra dalla IEA. Il Wwf, che ha da poco inaugurato la campagna “Anno del Clima”, è d’accordo con l’IEA che l’utilizzo di carbone è la minaccia peggiore per l’equilibrio climatico del pianeta. Il loro rapporto rende noto che se i governi non riusciranno a mettere in atto politiche e misure decisive, l’uso del carbone fino al 2030 è destinato ad aumentare molto più degli altri combustibili, ad un ritmo di circa il 2% l’anno.
“Ciò che ci preoccupa è che l’IEA non lancia un appello per fermare l’attuale ‘consuetudine’ al carbone – ribadisce il Wwf Italia – Per il Wwf, qualunque politica volta a contenere gli impatti del cambiamento climatico deve porre come condizione che siano impiegate solo fonti di energia con livelli molto bassi di emissioni di carbonio”.
Si tratta di uno scenario alternativo, compatibile con la situazione climatica, presentato per la prima volta nel
rapporto dell’IEA. E il suo obiettivo è quello di tenere la concentrazione atmosferica di CO2 sotto la soglia di sicurezza, pari a 450 parti per milione, da una lato con un costo preventivato di circa 9 mila miliardi di dollari in più rispetto alla spesa attuale, entro i prossimi 25 anni, ma dall’altro garantendo un notevole recupero delle spese grazie all’energia risparmiata.
“Condividiamo la necessità di una rivoluzione energetica affermata dall’IEA – continuano al Wwf – Ma l’Agenzia prende come riferimento un prezzo del petrolio pari a 100-120 dollari al barile tra oggi e il 2030, un prezzo decisamente troppo basso, che non tiene in considerazione la crescente riduzione delle risorse petrolifere e che non riuscirà mai a scatenare la rivoluzione energetica. Questo nuovo scenario climatico dell’IEA è sicuramente ambizioso rispetto ai precedenti, ma sottovaluta le reali necessità: l’obiettivo di una riduzione delle emissioni di CO2, da parte dei Paesi
OCSE, di circa il 40% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2006 è decisamente troppo basso. Ci serve di più: una riduzione del 25-40% rispetto ai livelli del 1990 già nel 2020. Gli investimenti nel settore energetico previsti dal rapporto IEA, pari a circa 17 mila miliardi di dollari da oggi al 2030, sembrano una somma ingente – continua il Wwf – Ma rappresentano solo lo 0,5% circa del PIL globale e sono un prezzo molto inferiore a quello richiesto dall’inazione, destinata a produrre altissimi costi per gli impatti distruttivi del cambiamento climatico. Tra l’altro – continua la nota del Wwf – non sono inclusi nel calcolo IEA i diversi benefici non legati strettamente al clima, come il ridotto inquinamento atmosferico, le nuove opportunità di mercato per le tecnologie ‘pulite’, il risparmio che si avrebbe nelle bollette energetiche.”
Lo scenario IEA, prevede una quota del 40% di energie rinnovabili entro il 2030 nel settore energetico globale e una capacità di circa 350 GW legata alla cattura e allo stoccaggio del carbonio. Secondo il Wwf quindi, si fa ricorso ad una tecnologia importante ma ancora da sperimentare, anche per la determinazione della quotazione del carbone.
“I governi hanno mostrato di avere un ruolo cardine nel regolare i mercati finanziari e ora devono assumere un ruolo analogo per regolare i mercati energetici e le loro emissioni nell’atmosfera. L’auspicio – termina il Wwf – è che l’Italia cambi rotta assumendo impegni concreti sulla riduzione delle emissioni di gas serra, un ambito che in questi anni ci ha visti procedere in direzione opposta rispetto a quanto richiesto da Kyoto, dalla Unione Europea e dalla comunità scientifica internazionale. Il nostro Paese dovrà impegnarsi a percorrere la via dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili, smettendola di assecondare le inutili e dannose spinte di una parte del mondo industriale che chiede di fare rotta verso il carbone e il nucleare, strade assolutamente insostenibili dal punto di vista ambientale, sociale ed economico”.

*Le reazioni di Greenpeace*

Se quanto previsto del rapporto “World Energy Outlook 2008” oggi presentato dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) dovesse verificarsi, il mondo, avverte Greenpeace, correrebbe dritto verso impatti climatici irreparabili. La IEA prevede un aumento dei combustibili fossili, definita insostenibile per il Pianeta, e quindi prende in considerazioni su soluzioni pericolose come il nucleare e immature come le tecnologie per la “cattura e stoccaggio della CO2”.
Greenpeace ha intanto inaugurato oggi una “stazione di salvataggio del clima”. Si tratta di un enorme mappamondo sistemato in una miniera di carbone a Konin (100 km da Poznan -Polonia). Questa iniziativa è stata presa proprio in vista della conferenza dell’Onu dall’1 al 12 dicembre sul cambiamento climatico, che si terrà appunto a Poznan. Il mappamondo altro non è che una metafora del pianeta in pericolo sull’orlo dell’insostenibile uso di combustibili fossili. La stazione sarà il centro di una serie di iniziative ed eventi mediatici che serviranno a dimostrare come il carbone sia la prima singola causa del riscaldamento globale.
“Nei prossimi vent’anni non assisteremo, forse, all’esaurimento di petrolio e gas, ma c’è un’altra risorsa che rischia il collasso: il clima del Pianeta. La IEA ha prodotto uno scenario che ci mostra cosa non bisogna fare – sottolinea Giuseppe Onufrio, Direttore delle Campagne di Greenpeace – Invece che investire in nuove infrastrutture per combustibili fossili e nella ricerca di nuovi giacimenti, occorre dirottare quelle risorse nello sviluppo di fonti rinnovabili e misure di efficienza energetica”.
“Energy®evolution: A Sustainable World Energy Outlook” è invece la nuova versione del rapporto, a cura di Greenpeace in partnership con “European Renewable Energy Council”. Qui si dimostra come le fonti rinnovabili, affiancate da interventi per stimolare l’efficienza energetica, possano soddisfare il sempre maggiore fabbisogno energetico del pianeta, consentendo di diminuire le emissioni di CO2 dalle odierne 28 miliardi di tonnellate, a circa 21 nel 2030. Diversamente, lo scenario prospettato dalla IEA prevede un incremento delle emissioni sino a 41 miliardi di tonnellate entro il 2030, mentre l’altro degli scenari alternativi è prossimo alle stime di Greenpeace, dal momento che ipotizza un taglio di 25,7 miliardi di tonnellate al 2030.
“Una rivoluzione energetica pulita è necessaria sia per l’ambiente che per rilanciare l’economia – puntualizza Francesco Tedesco, responsabile Campagna Energia e Clima di Greenpeace – La IEA prevede che gli investimenti nel settore energetico ammonteranno a 13,6 mila miliardi di dollari fino al 2030, mentre il rapporto “Energy®evolution” ne richiede 14,7 mila miliardi. Una rivoluzione energetica pulita permetterebbe tuttavia di risparmiare 18 mila miliardi di dollari per l’acquisto di combustibili fossili, creando milioni di nuovi posti di lavoro nell’industria rinnovabile, con un saldo economico positivo nel medio periodo”.
Il “World Energy Outlook 2008” si basa, ad avviso di Greenpeace, su alcune ipotesi irrealistiche. Nonostante non ci siano per ora impianti industriali equipaggiati con una tecnologia per il “Carbon Capture and Storage” (CCS), la IEA prevede la realizzazione di tre di questi impianti, uno per ogni mese, da oggi sino al 2030. Nel frattempo, per aiutare la crescita del nucleare, compresa negli scenari “alternativi” della IEA bisognerebbe collegare a questa rete una centrale nucleare al mese. Un’ipotesi che è ben al di là delle possibilità dell’industria.

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