Le bioenergie costituiscono ancora un sogno nel cassetto? Se ne è discusso a Roma nell’ambito dell’incontro organizzato da Safe, per comprendere in che modo le energie alternative, ed in particolare biomasse e biocarburanti, possano rispondere problema energetico nazionale
Si è tenuto ieri, presso la camera dei deputati in Via del Seminario, il Workshop organizzato dal Safe con il titolo Bioenergie: un sogno nel cassetto? Il Safe (Sostenibilità ambientale Fonti Energetiche) è un’associazione no profit che svolge la propria attività in stretta collaborazione con le imprese, istituzioni e università. La sala del refettorio ha accolto gli invitati fino al massimo della sua capienza, gli interventi dei relatori e le numerose domande da parte degli intervenuti hanno riempito la prima parte della mattinata. La giornata di lavoro è stata aperta dalla dottoressa Giulia Dramis del centro studi del Safe che ha mostrato uno scenario relativo alle fonti rinnovabili parlando dell’alto apporto energetico dato ancora dalle fonti fossili. La Dremis si è poi detta preoccupata per il calo di energia elettrica proveniente dall’idroelettrico italiano, il calo di cui soffriamo si è fatto sentire negli ultimi anni portando nel 2007 la nostra produzione al valore più basso degli ultimi 10 anni. I problemi che hanno portato a questa diminuzione vanno ascritti oltre che alla diminuzione delle portate d’acqua per la siccità ormai congenita anche a meccanismi legati ai profitti. Per citare un altro dato interessante fornito dalla Dremis si può parlare dei problemi di rete che vedono nell’eolico un’icona della carenza infrastrutturale. La produzione di questo tipo di fonte rinnovabile avviene, infatti, molto più al sud, questo sbilanciamento crea dei colli di bottiglia che puntano il dito sul problema che la rete pone al dispacciamento dell’elettricità ‘verde’.
Il Presidente del Safe Raffele Chiulli ha parlato della necessità di investimenti sulla rete per crearne una robusta e ben magliata che eviti sovracosti all’utente. Un campanello d’allarme emerge ancora dal disorientamento che si crea al mercato dei certificati verdi e delle energie rinnovabili nella loro totalità mediante i costanti cambi delle normative in materia di rinnovabili. Le regole, consiglia il dottor Chiurli dovrebbero essere chiare, semplici e durature per avere un mercato stabile e rassicurante per gli investitori.
Il presidente ha poi spiegato che occorre promuovere la responsabilizzazione capillare dei singoli cittadini attuata mediante lo sviluppo di una cultura delle rinnovabili e non mediante gli incentivi a pioggia, preparandosi a cogliere tutte le opportunità legate allo sviluppo delle energie alternative. L’intervento del direttore del centro studi del Safe Adriano Piglia, autore del libro che ha dato il nome all’evento ha trattato il tema del potenziale estremamente importante delle biomasse nel panorama delle energie rinnovabili italiane. I nostri boschi si estendono su 10 milioni e mezzo di ettari e sono in crescita, questo unito al miglioramento della silvicoltura portano a pensare ad un patrimonio dato dal solo recupero delle risorse. Il potenziale agricolo con i suoi 15 milioni di ettari coltivabili di cui 8 per la semina 4 per il pascolo non forniscono certamente lo spazio per uno sviluppo dei biocarburanti ma forniscono un notevole potenziale dato dal riutilizzo delle risorse date dagli scarti delle varie. Si deve inoltre calcolare che il campo agricolo soffrirà nei prossimi anni di una forte competizione con l’estero è quindi importante dare nuovi sbocchi alla nostra agricoltura dato che l’UE non darà modo di attivare politiche protezionistiche. Per il direttore del Safe c’è poca attenzione per le biomasse, mancano adeguate politiche agricole e si soffre di una ‘incentivazione strabica’ che se da un lato incentiva le biomasse dall’altro prevede una riduzione degli incentivi per i biocarburanti.
Il consigliere per gli affari Ambientali, Scientifici e Tecnologici Jean Preston ha quindi allargato a livello globale il panorama delle fonti rinnovabili esponendo la politica del governo americano che ha stanziato 4 miliardi di dollari per sviluppare tutte le tecnologie per il sequestro o la limitazione delle emissioni dei gas serra. L’America ritiene inoltre prioritario il portare le tecnologie dai laboratori al mercato mediante una semplificazione della burocrazia e incentivi la cui struttura normativa è rappresentata dall’ “Energy Independence and Security Act”, che prevede al 2030 un incremento progressivo della produzione dei biocarburanti. Il consigliere ha poi spiegato il Fondo mondiale Ctf (clean tecnology found) nato per aiutare i paesi in via di sviluppo per una scelta verso impianti più compatibili con l’ambiente, attraverso il finanziamento del costo addizionale tra un impianto tradizionale ed uno compatibile.
La presentazione da parte degli studenti del Master in Gestione delle Risorse Energetiche dei lavori svolti durante lo studio ha dato molti interessanti spunti di riflessione. Per le leggi vigenti in Italia manca l’obbligo nei confronti dei petrolieri di miscelare ai loro combustibili il biodisel e il bioetanolo con il risultato quindi di una totale esportazione del nostro prodotto. Oltre questo il mercato soffre di numerose variazioni e ripensamenti che certo non rassicurano gli operatori del settore, uno per tutti le accise sui biocarburanti un tempo assenti ora sono minime ma ci sono.
Nel corso della tavola rotonda, moderata da Riccardo Ballesio, Direttore Safe, Antonio Michelon, Principal Consultant Cap Gemini, ha poi parlato di sostenibilità economica delle fonti rinnovabili affermando che le fonti rinnovabili più convenienti sono le biomasse il biogas e l’eolico.
Nel suo intervento Marco Golinelli, Vice Presidente Wärtsilä, ha fornito una distinzione tra i biocombustibili definendone alcuni come non sostenibili in quanto non forniscono energia a sufficienza per giustificarne lo sforzo produttivo. Servono delle scelte verso prodotti producibili semplicemente per arrivare all’era elettrica senza traumi per l’ambiente.
La dottoressa Michla Morese (Acting Secretariat Manager Global Bioenergy Partnership FAO) ha riportato un caso nel quale alle buone intenzioni non è seguita la salvaguardia ambientale. L’Olanda, notoriamente attentissima all’ambiente ha richiesto alla lontana Indonesia una grande quantità di biodisel, andando poi a calcolare l’impatto verso l’ambiente di questo prodotto ha scoperto che Indonesia per fornire il biodisel ha abbattuto una gran quantità di alberi e intaccato il proprio patrimonio ambientale. Servono quindi degli strumenti da fornire ai legislatori internazionali per rendere i progetti sui biocombustibili il più possibile omogenei a livello globale. Le opportunità per i paesi in via di sviluppo in questo settore sono molte. Sebbene, infatti, i biocarburanti aumentino i costi del cibo da un lato dall’altro creano un aumento del reddito e dei posti di lavoro il tutto a patto che vengano sviluppate in modo sostenibile.
L’intervento conclusivo è stato tenuto dal responsabile dell’Enea Carlo Manna. Per il dottor Manna non c’è un’alternativa allo sviluppo sostenibile e sebbene non si debba bloccare lo sviluppo è necessario non immettere altra CO2 in atmosfera. Questo è ottenibile, secondo il responsabile dell’ufficio Studi Enea tenendo conto di tutte le fonti rinnovabili ma soprattutto puntando all’efficienza energetica.