Rinnovabili

Venti anni di ‘Utopie Concrete’ per una società ecologica

È stata presentata venerdì 3 ottobre, alla sala “Protezione civile” dell’Assessorato regionale all’Ambiente, la ventesima edizione della “Fiera delle Utopie Concrete”, in programma a Città di Castello dal 9 al 12 ottobre. Fondata nel 1998 su impulso di Alexander Langer, compianto attivista e pacifista altoatesino scomparso nel 1995, la “Fiera” si è confermata negli anni come un laboratorio aperto nel quale presentare, elaborare e trasmettere esperienze, soluzioni e conoscenze di sostenibilità ecologica dell’economia e della società. “Appoggiamo da tempo – ha esordito Lamberto Bottini, Assessore regionale all’Ambiente – questa manifestazione, che con il passare delle edizioni ha dato un contributo sempre maggiore alla nascita e allo sviluppo di una vera cultura ambientale nella nostra regione, elaborando anche proposte progettuali per il nostro territorio”. Una concretezza, quella delle “utopie” di cui si discuterà anche quest’anno a Città di Castello, “che è assolutamente fondamentale in un periodo storico come questo – ha sottolineato Sauro Cristofani, assessore all’Ambiente della Provincia di Perugia – in cui sono in tanti a parlare di ambiente, ed è sempre più necessario dare seguito nei fatti alle parole. Per questo la Fiera rappresenta l’esempio migliore di un approccio concreto alle tematiche ecologiche, perché ha sempre proposto e contribuito a realizzare progetti che hanno permesso di toccare con mano la concretezza delle problematiche di cui spesso si discute in maniera astratta. È importante che la sfida per la sostenibilità ambientale venga portata avanti con esempi concreti, che vadano ad intervenire nella vita quotidiana delle persone”. Traducendo, cioè, le teorie nella pratica, come nel caso della centrale di fitodepurazione di San Leo di Bastia, nel comune di Città di Castello, “una realtà unica in Umbria – spiega Fernanda Cecchini, sindaco del comune tifernate – nata anche su stimolo progettuale della Fiera delle Utopie Concrete. Il nostro comune è partner sin dall’inizio della manifestazione, e ne ha sempre condiviso la filosofia di base, perché ha visto come la concretezza, andando di pari passo con le utopie, possa contribuire negli anni a migliorare le cose”. Ma vent’anni di “Utopie concrete” sono anche l’occasione per fare un bilancio della manifestazione, che “per noi è positivo – sottolinea Karl-Ludwig Schibel, coordinatore della Fiera – perché nonostante la delicata situazione generale, abbiamo visto nel corso degli anni che molte delle questioni da noi affrontate sono diventate di dominio pubblico, così come molte delle nostre proposte e segnalazioni sono state fatte proprie dalle amministrazioni. Parlare vent’anni fa di riscaldamento globale, risparmio energetico, gestione intelligente dei rifiuti o riduzione del traffico urbano poteva sembrare un azzardo o una fantasia, ora l’importanza di queste tematiche è riconosciuta da tutti. Adesso il problema è semmai capire perché, nonostante tutto, la questione ambientale non abbia ancora il posto che meriterebbe nelle agende politiche, ed è quello che ci chiederemo e sui cui discuteremo nel corso della Fiera”.
La conversione ecologica è diventata ‘Socialmente desiderabile’, come si augurava Alexander Langer quando, nel 1988, venne inaugurata la Fiera delle Utopie Concrete? La ventesima edizione della manifestazione parte proprio da questa domanda. Un quesito che, stando alle cronache quotidiane, apparentemente non può che avere una risposta negativa, finendo col trascurare però le tante nuove alternative di produzione e vita ambientalmente più compatibili. E che proprio per questo servirà per rilanciare, nei quattro giorni della manifestazione, i temi dello sviluppo e dell’agire sostenibile analizzato da diversi punti di vista.
Anche quest’anno sarà infatti particolarmente ricco il programma della “Fiera”, tra incontri, seminari, dibattiti e spettacoli teatrali, nella molteplicità di approcci che da sempre contraddistingue la manifestazione altotiberina. Si parlerà così di “Rifiuti e razionalità” (con Guido Viale, economista, e Michael Angrick, Direttore delle sezioni “Produzione” e “Gestione Acqua e Rifiuti” all’Agenzia Federale tedesca per l’Ambiente), di “Desideri, benessere e sostenibilità” e di “Conversione ecologica e politica” (con Ralf Fücks, presidente della Fondazione Heinrich Böll, Mario Agostinelli, del Consiglio regionale della Lombardia e Wolfgang Sachs, ricercatore al Wuppertal Institut). Tutto ciò senza dimenticare le nuove generazioni, partendo proprio da quelle “nate” con la Fiera, cioè da quelle ragazze e ragazzi che oggi hanno 20 anni o poco più. Con una rappresentanza di giovani italiani e tedeschi, insieme a Peter Kammerer, docente universitario ad Urbino, ci si chiederà “Cosa desiderano i giovani? Come vedono il mondo e le sfide ambientali e di sviluppo sostenibile?” I vent’anni della Fiera verranno poi ricordati attraverso un’esposizione strutturata secondo lo schema del 20×20: venti tra mostre fotografiche, video, proposte, antologie, ricette – ognuna di venti elementi – che esporranno le proposte e le soluzioni elaborate dalla Fiera nelle sue diverse edizioni come parte delle possibili strade verso la sostenibilità. Ma l’edizione 2008 della Fiera delle Utopie Concrete sarà dedicata anche e soprattutto al ricordo di Alexander Langer, politico, scrittore e giornalista italiano tra i nomi più importanti del pacifismo e ambientalismo europeo, che della Fiera fu uno dei principali promotori. A lui verrà intitolato il parco cittadino di Città di Castello e verrà dedicato uno degli spettacoli teatrali in programma, “Alexander Langer. Profeta tra gli stupidi”, di Andrea Brunello.
E come da tradizione, nel corso della Fiera verrà celebrato il Premio Langer 2008 – assegnato dall’omonima fondazione – andato quest’anno alla straordinaria iniziativa della costruzione del villaggio Ayuub che raccoglie vedove e orfani nel sud della Somalia, un esempio di come si possa tentare e riuscire, almeno in piccolo, ad arginare l’orrore in un paese dilaniato da 15 anni di guerra civile. Mana Suldaan, la donna – scomparsa recentemente – che sta all’origine di questa storia aveva portato avanti il suo impegno per cambiare la cultura dominante del suo paese, che vuole le donne costantemente relegate ai margini, e si era battuta strenuamente contro le mutilazioni genitali, di cui sono vittime la maggior parte delle bambine.

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