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UPM, con NeWater analizza l’impatto del climate change in sei bacini idrici

(Rinnovabili.it) – Il cambiamento climatico mette continuamente in allarme la gestione del patrimonio idrico mondiale. La minaccia è costante e i cambiamenti del ciclo idrologico stanno aumentando in maniera significativa le incertezze per l’organizzazione di risorse idriche. Partendo da questi assunti l’Università Politecnica di Madrid (UPM), nel team di ricercatori guidati dalla professoressa Consuelo Varela Ortega, ha partecipato al progetto di ricerca “*NeWater*”:https://www.newater.info/ (New Approaches to Adaptive Water Management under Uncertainty) finanziato dal Sesto programma Quadro della Commissione europea per il confronto delle diverse strategie di adattamento al cambiamento climatico in sei diversi bacini, tre dei quali localizzati in Europa, (Guadiana, Elba e Reno), due in Africa (Orange e Nilo) e uno in Asia (Amu Darya).
La ricerca è nata con lo scopo di valutare il livello di sviluppo e di implementazione delle diverse misure utili per facilitare l’adeguamento ai cambiamenti climatici, per identificare le opportunità e gli ostacoli principali che si presenteranno analizzando i punti di forza, i punti deboli e studiando le diverse alterazioni riscontrate nei bacini sotto analisi.
In tutti e sei i casi è stato rilevato che il cambiamento climatico è una realtà già presente, che ha causato la diminuzione del livello delle acque e l’aumento della frequenza e dell’intensità dei danni solitamente legati agli episodi di siccità.
Le politiche nazionali ed internazionali, così come le politiche comunitarie costituiscono attualmente il principale incentivo per lo sviluppo di strategie di adattamento locale e regionale, tuttavia la mancanza di risorse economiche e la scarsa cooperazione tra le parti, oltre alle incertezze riguardanti gli impatti del climate change e la vulnerabilità, costituiscono ancora oggi ostacoli di notevole entità per lo sviluppo di strategie di contrasto e di adattamento al global warming.
In conclusione lo studio evidenzia che, sebbene il processo di adattamento sia iniziato in ogni bacino analizzato, è da considerarsi in lento sviluppo ma richiede ugualmente una politica di gestione che sia concreta e studiata a seconda delle aree da proteggere attraverso la redazione di strategie specifiche e mirate.

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