(Rinnovabili.it) – “Nel lungo periodo la disponibilità di greggio richiederà costi complessivi di produzione sicuramente più elevati e vincoli ambientali sempre maggiori che le nuove tecnologie dovranno aiutare a superare”. Pasquale De Vita, presidente dell’Unione petrolifera italiana parla di rinnovabili e tecnologie low carbon dal palco dell’assemblea annuale dell’associazione, e lo fa spezzando la dicotomia fonti fossili/sostenibilità. Partendo dalla premessa che il completo abbandono dei carburanti fossili è un’idea “poco realisticamente fattibile nel breve-medio termine”, De Vita ha ricordato come anche nel migliore degli scenari ossia con specifiche politiche ambientali volte a mantenere entro i 2 gradi l’aumento della temperatura in atmosfera (cosiddetto “scenario 450 ppm”), oltre il 62% dei consumi sarà ancora soddisfatto da petrolio, gas e carbone (previsioni AIE).
Il prossimo obiettivo sarà dunque puntare sulla ricerca sulla ricerca per rendere queste fonti ecocompatibili. “Ciò vale in particolare per la cattura e stoccaggio della CO2 (CCS) che rappresenta la tecnologia chiave per rendere più sostenibile l’impiego delle fonti fossili. Si stanno portando avanti nel mondo diversi progetti sperimentali, anche in Italia, con investimenti pubblici stimati in oltre 35 miliardi di dollari”, spiega il presidente dell’UP. “I costi di una simile tecnologia sono sicuramente rilevanti, soprattutto la cattura vera e propria che copre circa l’80% del costo totale ed è dunque necessario operare su grandi impianti che emettono abbondanti quantità di CO2”. Punto clou, lo sviluppo di un efficace sistema di regolamentazione sul tema. “Nell’Unione europea è stata adottata una direttiva nell’aprile del 2009 che deve essere recepita dagli Stati membri entro il prossimo 25 giugno. Potrebbe essere un’occasione da non perdere”.