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UNEP: Asia centrale colpita da decenni di sviluppo insostenibile

In un rapporto, l’UNEP denuncia la grave situazione dei Paesi del bacino del fiume Amu Darya e auspica diplomatici interventi ambientali

(Rinnovabili.it) – Rafforzare la cooperazione tra i Paesi che condividono le acque del fiume più lungo dell’Asia centrale, l’Amu Darya, potrebbe essere la chiave per raggiungere la pace e la sicurezza dell’intera regione. È quanto sostiene un rapporto diffuso oggi dall’United Nations Environment Programme (UNEP), secondo il quale le risorse idriche della zona risulterebbero colpite da decenni di sviluppo non sostenibile. Tra le gravissime conseguenze denunciate, oltre al degrado del suolo, ci sarebbe anche la deviazione, dovuta ai grandi progetti di ingegneria, del flusso dell’Amu Darya, che, essendo uno dei due principali immissari del Lago d’Aral, ne avrebbe ridotto di dieci volte il volume delle acque e della superficie. Allarmante anche il declino della qualità dell’acqua, aggravato dalle sostanze chimiche utilizzate per coltivare e dai lavaggi invernali dei terreni per ridurre i livelli di sale. Secondo quanto dichiarato dal Direttore esecutivo dell’UNEP, Achim Steiner, già nel 1994 la situazione era stata valutata preoccupante; oggi, anziché retrocedere, l’emergenza si fa ancora più grave e determina un potenziale di crescente instabilità nelle aree interessate. Il rapporto dell’UNEP chiama dunque in causa la diplomazia ambientale e promuove la cooperazione verso uno sviluppo sostenibile. Alcuni Paesi, come l’Afghanistan e il Tagikistan, stanno già muovendosi per far fronte alle condizioni climatiche estreme a cui sono sottoposte a causa dei cambiamenti climatici, ma l’UNEP vuole di più e raccomanda la ratifica di una convenzione europea sulla protezione dei corsi d’acqua transfrontalieri e dei laghi internazionali, oltre a un maggiore scambio di informazioni e alla modernizzazione dei sistemi energetici regionali.