Quali sono i siti più idonei per stoccare l’anidride carbonica prodotto dalle centrali termiche a carbone, gas o petrolio? La risposta potrebbe arrivare da alcuni ricercatori dell’IGME (Instituto Geológico Y Minero De España) l’Istituto geologico spagnolo, attualmente al lavoro per la realizzazione di una mappa per il geosequestro della CO2 nelle profondità terrestri. Il progetto, attivo già a un anno, individua nelle conche del terziario, bacini sedimentari molto porosi, i siti che possono assorbire con più facilità enormi quantità di diossido di carbonio preservandone la conservazione. Secondo i geologi le conche devono trovarsi a una profondità superiore agli 800 m (dove la pressione è a -80 atm e la temperatura a +30 °C) condizione necessaria affinché il gas si stabilizzi sottoforma di liquido molto fluido, facilitando la sua infiltrazione nel terreno roccioso. In queste particolari condizioni il gas occuperebbe uno spazio 500 volte inferiore a quello a pressione normale e secondo i primi dati il processo nel suo complesso (cattura, trasporto e stipamento) avrebbe un’incidenza sui costi abbastanza contenuta: è stato calcolato, infatti, che una tonnellata di CO2 costa attualmente 30 euro sul mercato europeo, mentre il procedimento geosequestro del diossido di carbonio ne costerebbe tra i 30 e i 35.