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Un po’ di freddo non significa che il global warming sia finito

E' arrivato il freddo, anche un bel po' di freddo, ma questo cosa c'entra con il riscaldamento globale? Eppure in questi giorni si è scatenata una campagna contro la teoria del "global warming" e dell'orma ecologica... Tutto dipende dalla natura?

Lo dice il CNR (e non solo lui). Il mese di dicembre 2008 è al 58° posto nella classifica delle temperature degli ultimi 208 anni: Questo significa che è, il 58mo dicembre più caldo dal 1800 ad oggi. Il valore è stato rilevato dalla classifica dell’Istituto di scienza dell’atmosfera e del clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Bologna (Isac-Cnr).
‘‘Il dicembre appena trascorso non è stato, dunque, particolarmente freddo – ha illustrato Teresa Nanni dell’Isac-Cnr – infatti se considerassimo le temperature medie di ogni mese di dicembre dal 1980 ad oggi, troveremmo che dodici valori degli ultimi 28 anni sono inferiori a quelli del dicembre 2008’‘.
La ricercatrice fa riferimento in modo particolare alle annate 2007, 2005, 2001, 1999, 1998, 1991, 1990,1988, 1986, 1983,1981, 1980.
‘‘Quando si parla di clima è necessario concentrarsi su una scala di tempo di interesse e, di volta in volta, considerare i fenomeni che hanno variazioni tipiche su scale di tempo più lunghe come costanti e quelli che hanno variazioni su scale più brevi come rapide fluttuazioni casuali del sistema – spiega ancora Teresa Nanni – In particolare, la temperatura di un solo mese è una fluttuazione statistica che non può cambiare il valore di una tendenza.
Ma queste ed altre testimonianze scientifiche non sembrano aver influenzato minimamente una serie di articolisti e di testate che in questi giorni, vista la “freddatina” invernale, hanno dato il via ad una campagna contro le cosiddette cassandre del clima e gli “allarmisti sprovveduti” che credono all’aumento del clima globale. E’ bastata qualche bella nevicata, alcune ghiacciate e l’eco di qualcuno che, andato sull’artico, ha detto di aver trovato più ghiaccio e più orsi dell’anno scorso.
E così uno più uno ha finito per fare “tre”. E più di un media è partito pubblicando articoli a sensazione sul fatto che il “climate change” sarebbe una balla inventata dagli ambientalisti, che il “global warming” non esiste, e se esiste è dovuto a fattori naturali e non antropici.
Insomma un tentativo di insinuare il dubbio che le decine e decine di studi che da anni vengono condotti in tutto il mondo, da istituti, enti di ricerca, laboratori e università diversi e lontani tra loro, e che, guarda caso, concorrono tutti nella stessa direzione, siano tutti fasulli.
A poco serve spiegare che la temperatura locale di alcune zone della Terra e il clima globale del pianeta sono due elementi totalmente diversi, il freddo ha mosso le penne dei giornalisti con i risultati che qui di sotto elenchiamo. Sono solo alcuni stralci che proponiamo alla vostra attenzione, senza commenti, nella convinzione che, pur nella loro parzialità, si commentino da soli.

*Neve e giaccio* – Il freddo polare di questi giorni è compatibile col riscaldamento globale? Qualunque sia la risposta, i fautori delle politiche climatiche europee si sono improvvisamente trovati a giocare in difesa. Non avevano ancora finito di brindare per l’elezione di Barack Obama (erroneamente ritenuto il messia di Kyoto in terra americana) che neve e ghiaccio ne hanno gelato le aspettative. Così, l’interesse della gente comune e degli organi di informazione si è improvvisamente rivolto altrove, verso coloro che – fino a poco tempo prima – erano considerati quasi dei paria della climatologia. Cioè quegli scienziati “scettici” che hanno sempre messo in dubbio i dogmi del climaticamente corretto. (Tornano ghiacci e freddo e i catastrofisti tremano – di *_Carlo Stagnaro_* – L’occidentale.it / 9 gennaio 2009)

*La rivincita dell’Artico…* – “Dopo l’allarme scioglimento dei mesi scorsi, le superfici ghiacciate sono aumentate velocemente. Orsi polari? Ora come faranno poverini, troppo ghiaccio. Fino a 2 giorni fa erano prigionieri di qualche iceberg in fusione che andava alla deriva. Che cambiamento eh? La notizia era nell’aria già da giorni, eravamo solo curiosi di sapere quando i media l’avrebbero pubblicata. Ci hanno deriso pubblicamente e anche attaccato pesantemente via mail per i nostri pareri divergenti o alternativi sul global warming ma soprattutto ci avevano tirato qualche pietra perché la scorsa estate c’eravamo permessi di avanzare qualche dubbio sulle catastrofiche previsioni di un artico totalmente fuso in pochi mesi. Ora finalmente ci prendiamo la nostra rivincita, anzi se la prende l’artico, che mette a tacere con i fatti, con la calotta, con il suo ottimo stato di salute, che lo dava già in coma ed agonizzante…” (“La rivincita dell’Artico: cala il gelo sul Global Warming, al polo nord ghiaccio mai così esteso dal 1979” – di *_Alessio Grosso_* – Meteolive.Leonardo.it / /gennaio 2009)

*Colossale Balla* – “Scrivere proprio oggi sulla colossale balla del riscaldamento globale è, come s’usa dire, come sparare sulla croce rossa; e, a dire il vero, non ne avrei tanta voglia. Anche perché, diciamolo con l’onestà scientifica di sempre, i freddi globali – e sottolineo globali – di questi giorni non sconfessano la balla più di quanto l’afa di luglio non confessi che esso balla non è. E anche perché il pianeta sta effettivamente attraversando una fase di riscaldamento globale: ciò che balla è – colossale, gigantesca balla – è che l’uomo abbia un qualche ruolo sul riscaldamento e, men che meno, sul clima. E anche perché, infine, è da 10 anni che ne scriviamo…” (Io fisico controcorrente vi spiego il bluff del riscaldamento globale – di *_Franco Battaglia_* – Il Giornale/ 9 gennaio 2009)

*La più grande balla mai…* – “…Harold Ambler – musicista impegnato, scienziato obamiano, studioso di cose climatiche e tenutario del blog TalkingAboutWheather.com – ha suonato la carica del “realismo democratico” sull’ambiente. Per Ambler, “Gore ha affermato, riguardo al cambiamento climatico, che ‘la scienza c’è’. Be’, ha assolutamente ragione, tranne che per una piccola cosa. E’ la più grande balla mai venduta al pubblico nella storia del genere umano”. Tre sono, secondo l’intellettuale americano, le ragioni. In primo luogo, “l’espressione ‘cambiamento climatico’ è ridondante, e contiene una menzogna. Il clima è sempre cambiato, e sempre cambierà… Quindi, nessuno ha bisogno di usare le parole ‘cambiamento’ e ‘clima’ contemporaneamente – si assume, nessuno con una minima consapevolezza del fatto che il clima cambia. Questa è la ridondanza. La menzogna è l’idea che il clima sia sempre stato stabile”. Se il mutamento attuale non ha nulla di eccezionale, allora non serve neppure una risposta politica del tipo suggerito dall’ex vicepresidente…” (“La più grande palla mai raccontata” – di *_Carlo Stagnaro_* – Il Foglio/ 9 gennaio 2009)