(Rinnovabili.it) – Potrebbe esserci una novità importante per il ciclo di vita del polietilene tereftalato, meglio noto come PET. Questa resina termoplastica, che sta ormai spopolando nella produzione di bottiglie, non ha mai fatto mistero delle sue potenzialità di riutilizzo; potenzialità che in termini numerici si traducono con un 100% di riciclabilità e un 60% di energia in meno rispetto alla produzione del materiale ex-novo. Ma se finora i campi d’elezione per il riciclato di PET sono stati il settore dei tessuti e la fabbricazione di nuovi contenitori alimentari e non, un’innovativa strada potrebbe portare le tradizionali bottiglie di plastica direttamente sotto i nostri piedi.
L’idea è di un ricercatore dell’Università Temple, Naji Khoury, che a partire dal polietilene tereftalato ha sviluppato una sostanza simile al cemento da sperimentare nell’ambito della gestione delle acque piovane.
La ricetta di Khoury è semplice: impiegando una miscela di bottiglie di plastica riciclabile e terreno ha dato vita ad un agente di cementazione battezzato dallo scienziato con il nome di *Plastisoil.* Quando miscelato con inerti e riscaldato, si ottiene un prodotto poroso in grado di comportarsi come un asfalto permeabile.
Per l’ingegnere della Temple, Plastisoil potrebbe contribuire a risolvere i problemi ambientali creati dalle acque meteoriche permettendogli di filtrare nel terreno sottostante e dunque prestandosi ad una molteplicità di usi finali, dai marciapiedi, alle piste ciclabili passando per i passi carrai e il pavimento dei parcheggi. “Stiamo attualmente testando Plastisoil poroso – ha riferito Khoury – per capire se possa eliminare o ridurre le sostanze inquinanti come ad esempio l’olio del motore dall’acqua che vi filtra attraverso”. Il prodotto ha un vantaggio ambientale non trascurabile dal momento che – secondo le stime del ricercatore – aiuterà a ridurre i 200 miliardi di bottiglie di plastica che vengono inviati in discarica ogni anno; per ottenere una tonnellata di prodotto sono necessarie circa 30.000 bottiglie. E per il futuro Khoury spera di essere in grado di utilizzare anche altri diversi tipi di polimeri.