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Uk, le ONG dicono no ai cambi del suolo per il biofuel

(Rinnovabili.it) – Le coltivazioni intensive per la produzione di biocarburanti sono finite nuovamente nel mirino delle associazioni ambientaliste. Un rapporto redatto da un gruppo di ONG rivela infatti che i piani comunitari per lo sviluppo della produzione agricola potrebbero, invece che salvaguardare il clima, danneggiare notevolmente il Pianeta.
A seguito della scoperta che le aree di crescita di materia prima per la generazione di carburanti green potrebbe arrivare a produrre anche il doppio dell’anidride carbonica attualmente rilasciata dall’impiego di combustibili fossili, le associazioni stanno chiedendo al governo la redazione di nuove normative che blocchino la produzione intensiva. Lo studio in questione, intitolato _Driving to destruction_è stato pubblicato da una coalizione che rappresenta diverse organizzazioni non governative che temono la conversione di grandi aree agricole, pari secondo quanto deciso dall’UE al doppio del territorio occupato dal Belgio entro il 2020, in zone di produzione di vegetali per l’industria dei biocarburanti. “Il cambio di destinazione di aree così vaste porterà al rilascio di emissioni da parte del suolo e della vegetazione rendendo la cosa più dannosa che se si consumassero carburanti fossili” conclude il rapporto che inoltre suggerisce come senza un’azione di governo decisa che affronti i cambiamenti climatici in modo concreto la situazione potrebbe precipitare divenendo irreversibile. In risposta a quanto diffuso dallo studio il responsabile esecutivo della Renewable Energy Association (REA), Gaynor Hartnell, ha sostenuto che i produttori britannici di biocarburanti stanno adottando misure sempre più virtuose che stanno portando ad una riduzione delle emissioni dannose che attualmente rappresenta il 70% in meno rispetto ai carburanti tradizionali assicurando al contempo l’uso esclusivo di colture energetiche ottenuto secondo criteri di sostenibilità.

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