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UK 2030: lo scenario low carbon è possibile, ma sembra un sogno

(Rinnovabili.it) – Il CAT, Centro per le Tecnologie Alternative, lancia il rapporto “ZeroCarbonBritain2030″: https://www.cat.org.uk/zcb2030.pdf secondo il quale la Gran Bretagna potrebbe raggiungere la meta delle zero emissioni entro il 2030, ma lo scenario futuro sarà diverso dal quotidiano, per certi aspetti utopico. Dimezzare la domanda di energia pur mantenendo alti livelli di benessere richiederà cambiamenti di vita significativi: nel Regno Unito del 2030 circoleranno esclusivamente veicoli elettrici, il conducente del veicolo sarà sempre in compagnia perché le automobili potranno essere prese in prestito seguendo il meccanismo del car-sharing e car-pooling. In più verrà proibito alle compagnie aree di effettuare voli a breve raggio e gli operai di acciaierie o cementifici dovranno trovare un impiego alternativo visto che le abitazioni cambieranno stile e aspetto.
I cambiamenti coinvolgeranno anche il regime domestico, con variazioni che interesseranno la dieta delle famiglie: pochissimo manzo e agnello sulle tavole, dal momento che gli allevamenti occupano spazi troppo vasti e producono troppi gas ad effetto serra. Stessa sorte per i prodotti esotici, compresa la frutta fresca, che saranno una merce sempre più rara per via della riduzione delle importazioni.
I paesaggi subiranno importanti variazioni: vasti spazi coltivati a grano si alterneranno a orti necessari per garantire le razioni di frutta e verdura, lasciando spazio anche alla produzione di vegetali destinati al mercato dei biocarburanti.

Nell’arco di un ventennio il rapporto ritiene che la Gran Bretagna sarà in grado di eliminare le emissioni di gas serra per un totale di 637 milioni di tonnellate, il 90% del quale facendo attenzione a limitare gli sprechi di energia, aumentando il quantitativo di prodotto da fonte pulita e trasformando l’agricoltura e la destinazione d’uso dei terreni. Il restante 10% di CO2 potrebbe essere catturato semplicemente dalle piante, aumentando la quantità di alberi presenti sul territorio e procedendo alla piantumazione di salici, frassini, pini, querce e altri alberi su terreni precedentemente adibiti al pascolo del bestiame.
Nonostante l’aspetto piuttosto ambizioso del progetto, Johnson Viki del New Economics Foundation, coautore del rapporto, crede che queste variazioni siano realmente possibili. “Le soluzioni esistono, cosa è mancato finora è la volontà politica di attuarle” ha dichiarato.
La situazione, a sentire le opinioni del portavoce del CAT, Alex Randall, sarebbe il risultato di 150 anni di uso indiscriminato delle fonti fossili: “Abbiamo costruito le nostre scuole, gli ospedali, le strade e tutto ciò che ci occorre. Riducendo in fretta l’utilizzo delle fonti inquinanti ci lasciamo un certo margine di azione nei confronti dei paesi meno sviluppati affinchè riescano ad utilizzare le risorse che rimangono piuttosto che monopolizzarle per il nostro sviluppo”.

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