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UE: sì all’uso del cadmio nel fotovoltaico

(Rinnovabili.it) – I legislatori europei hanno deciso di esonerare il settore delle energie rinnovabili dal divieto di utilizzare sostanze chimiche pericolose nella realizzazione dei beni di consumo elettronici, con la previsione di rivedere la normativa nel 2014 per valutarne gli effetti sia economici che ambientali.
Le aziende hanno tirato un sospiro di sollievo apprendendo, da alcuni membri del Parlamento europeo, il via libera all’impiego del cadmio nella produzione dei moduli solari “Penso questo sia un segno che non produciamo apparecchiature elettroniche per uso domestico”, ha detto Christopher Burghardt della First Solar “Tutti gli impianti fotovoltaici sono professionalmente installati su tetti, e sono disinstallati dopo l’utilizzo, per essere raccolti e riciclati professionalmente”.
La Direttiva di Restrizione dell’uso di sostanze nocive (“RoHS”:https://www.europarl.europa.eu/news/expert/infopress_page/064-75316-151-05-23-911-20100531IPR75278-31-05-2010-2010-false/default_en.htm), in vigore dal luglio 2006, attualmente non interessa circa l’80% del mercato fotovoltaico europeo visto che le aziende utilizzano tecnologie alternative al cadmio, non inquinanti.
Il voto espresso dalla Commissione Ambiente europea risulta il giusto compromesso che le aziende dovranno saper sfruttare al meglio dimostrando, nei prossimi tre anni, cosa stanno facendo nell’ambito della Direttiva “Il fatto che alcuni paesi legati al settore pv stiano cercando di utilizzare questo dibattito come scusa per avanzare pretese contro altre tecnologie che attualmente portano benefici ambientali è davvero un dispiacere, ma credo faccia parte della politica di competitività di ogni azienda” il commento è una conseguenza delle dichiarazioni rilasciate da alcune società che, utilizzando da tempo tecnologie alternative non inquinanti, stanno spingendo a favore dell’integrazione dei moduli solari nella direttiva che vieta l’impiego di cadmio.
Attualmente molte aziende impegnate nel fotovoltaico aderiscono ad un programma di ritiro dei moduli dismessi, il PV Cycle, un ambizioso obiettivo di raccolta che garantisce il recupero di circa l’80% delle componenti, ulteriore sforzo di ridurre al minimo l’impatto ambientale “Se dovessimo scoprire che alcuni prodotti, di cui non eravamo a conoscenza fino ad ora, si rivelano rischiosi, si potranno certamente inserirli nella direttiva RoHS”, ha riferito il legislatore tedesco Karl-Heinz Florenz “Se non conosciamo questi prodotti, non possiamo vietarli, e penso che sia una buona decisione, ma dobbiamo prestare maggiore attenzione in futuro, questo sicuramente”.

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