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UE: rinnovabili, in 10 anni hanno fatto il bis

La quota di energie verdi nell’approvvigionamento energetico dei Ventisette è quasi raddoppiata tra il 1999 e il 2009. Lo rivela Eurostat in occasione della Settimana Europea dell'Energia Sostenibile

(Rinnovabili.it) – Quale occasione migliore se non quella della “Settimana Europea dell’Energia Sostenibile”:https://www.eusew.eu/ (11-15 aprile) per fare il punto della situazione elettrica e termica nell’UE-27? Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, pubblica oggi “i dati e i trend”:https://epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_PUBLIC/8-11042011-AP/EN/8-11042011-AP-EN.PDF relativi all’approvvigionamento energetico negli Stati membri dal 1999 al 2009. Nonostante il petrolio sia rimasto la principale fonte di energia nell’Unione, il decennio di riferimento ha visto profondi e importanti cambiamenti nel mix di fonti che contribuiscono al consumo interno lordo. All’oro nero spetta ancora la parte da leone a livello comunitario con una quota che tuttavia ha registrato un lieve calo, al pari dei combustibili solidi: dal 39% del 1999 al 37% del 2009 il primo, dal 18% al 16% i secondi.

E se da un lato l’energia nucleare è rimasta pressoché stabile al 14%, a rinvigorire il proprio trend sono state le fonti rinnovabili e il gas entrambi cresciuti anche se con ritmi differenti: le eco-energie sono, infatti, quasi raddoppiate, passando *dal 5% del consumo interno lordo totale del 1999 al 9% del 2009*, mentre il gas è salito dal 22% al 24%. Nel dettaglio le rinnovabili hanno registrato un incremento in tutti e ventisette gli stati membri ma in paesi in particolare ha saputo raggiungere risultati strabilianti; le eco-energie infatti rappresentano la principale fonte in *Lettonia e Svezia* con, rispettivamente, una crescita dal 31.8% al 36.2% e 26.6%-34.4%. e sempre a livello di rinnovabili gli incrementi maggiori si sono registrati in Danimarca (dal 8% del totale consumo interno lordo di energia nel 1999 al 17% nel 2009), Svezia (dal 27% al 34%), Germania (dal 2% al 8%), Portogallo (dal 13% al 19%), Slovacchia (dal 3% al 7%), Austria (dal 23% al 27%), Lettonia (dal 32% al 36%), Spagna (dal 5% al 9%), Slovenia (dal 9% al 13%) e Ungheria (dal 3% al 7%). Più debole invece la crescita italiana che per il periodo designato vanta solo 3,8 punti percentuali in più (da 5.7% a 9.5%).