(Rinnovabili.it) – Tra i capisaldi della strategia energetica disegnata dall’Unione Europea al 2020, i biocarburanti potrebbero ora andare incontro a tempi più oscuri. Nel 2008 i leader dei Ventisette avevano convenuto sulla necessità di introdurre una quota pari al 10% di biofuel nei combustibili da trasporto, aggiungendo specifiche ai requisiti di sostenibilità. I critici, ambientalisti in primis, hanno però continuato a sostenere che tale obiettivo potesse influire indirettamente sulla modalità in cui viene utilizzato suolo, provocando un aumento dei prezzi alimentari e incoraggiando la deforestazione. Ad avvallare questa posizione è ora anche un rapporto presentato in seno alla stessa Bruxelles, una nuova valutazione d’impatto che mostrerebbe come oltre il del 5,6 per cento di “bio” nei carburanti abbia il potenziale di danneggiare l’ambiente. “Gli effetti indiretti del cambiamento di destinazione del suolo effettivamente compensano parzialmente i benefici ottenibili in termini di emissioni risparmiate, ma non rappresenterebbero una minaccia se si adottasse un volume percentuale di 5,6”, ha fatto sapere la Commissione europea. Solo qualche giorno fa l’European Biodiesel Board (EBB) aveva esposto le sue preoccupazioni in merito ad eventuali misure che potrebbero “gravemente ostacolare in futuro il commercio” sostenendo che i biocarburanti sono già stati trattati molto più rigorosamente in termini di requisiti di sostenibilità e di risparmio di emissioni rispetto ai combustibili fossili. E proprio sopra quest’ultimi si concentra l’allarme dell’associazione che avverte come una sottovalutazione del forte aumento delle emissioni associate ai carburanti provenienti dal petrolio potrebbe compromettere gli obiettivi climatici dell’UE.
Intanto le previsioni di settore continuano ad essere positivi. Secondo il rapporto “Biofuels – A Global Market Overview”, il mercato globale per i biocarburanti crescerà con un tasso annuale composto del 12,9% durante il periodo 2006-2015.