Si scatena la polemica sull'effettiva eco-compatibilità dei biocarburanti, soprattutto quelli derivati dal mais e da semi oleosi che causano un rialzo dei prezzi, sottraggono terreni all'agricoltura e suscitano dubbi sul saldo dell'operazione quando per la coltivazione di piantagioni destinata alla produzione di biofuel, si procede ad una massiccia deforestazione
(Rinnovabili.it) – Dopo lo studio sul saldo tra pro e contro della deforestazione, per far posto a piantagioni per la produzione di biocarburanti e dell’utilizzo di questi ultimi, di cui abbiamo parlato in un recente “articolo”:https://www.rinnovabili.it/via-la-foresta-largo-alle-piante-per-biocarburanti-ma-la-co2-non-cala-595331, alla Ue è in atto una polemica proprio sulla produzione dei biocarburanti e il loro impatto sulle foreste e le aree umide tropicali.
C’è un’accesa discussione, in base a indiscrezioni, tra chi sostiene che il biofuel da olio di palma potrebbe essere a breve incentivato con nuovi provvedimenti. E c’è invece chi sostiene che la cosiddetta “impronta” ecologica dei biocarburanti potrebbe danneggiare un settore che frutta alla Ue ricavi per qualche miliardo l’anno.
L’Unione Europea vuole arrivare ad una quota (10%) di consumo di carburanti da fonti rinnovabili per autotrazione, entro la fine del decennio. Ma c’è un movimento fortemente critico nei confronti dei biofuel perché ritenuto causa dell’aumento dei prezzi dei generi alimentari e per la questione del saldo negativo nelle emissioni di CO2 (considerando la deforestazione compiuta per far largo alle piantagioni per il biocarburante) che in realtà porterebbe più problemi che soluzioni.
Il problema è che questo obiettivo del 10% dovrebbe essere assicurato proprio da quei biocarburanti che sono “sotto accusa”.
Questi però, costituendo un ricco mercato nelle attività agricole dei paesi Ue, con una produzione di quasi dieci miliardi di litri all’anno, o da esportatori come Brasile, Malesia e Indonesia, fanno un forte resistenza alle critiche e alla difesa delle foreste.
Non a caso queste ultime sono infatti difese dalle associazione degli ambientalisti che protestano in quanto i biocarburanti da cereali e semi oleosi obbligano gli agricoltori ad ampliare i terreni coltivati a tutto danno, ad esempio, delle foreste pluviali e con la sparizione delle “zone umide” (tramite bonifica).
La Commissione europea tenta di introdurre normative per ridurre l’impatto negativo dei biocarburanti, ma si tratta di un’azione politica resa difficile dalle contrastanti teorie degli specialisti di commercio, dell’agricoltura, dell’energia e dell’ambiente.