L’impatto ambientale del trasporto merci è un dato da tenere sott’occhio nella strategia di riduzione dell’inquinamento. Solo in Italia, infatti, il settore trasporti vede ogni anno circa 3 milioni di veicoli percorrere quasi 75 miliardi di chilometri; si tratta per lo più di furgoni (2mln e mezzo) che coprono i due terzi del chilometraggio, condensandosi ovviamente nelle aree metropolitane, dove si concentra la maggior quantità di emissioni climalteranti. Su questo quadro generale si è intervenuti ieri nel convegno, organizzato dal Freight Ledaers Council, “Nuovi modelli di mobilità sostenibile nel trasporto delle merci. L’utilizzo di Energie Alternative”. L’incontro è stata l’occasione per disegnare una prima risposta al problema in grado di affrontare la questione a 360 gradi; messa in luce innanzitutto la necessità di un mix coordinato di eco-incentivi e limitazioni mirate a diffondere sempre più i carburanti alternativi a basso impatto ambientale, partendo dal metano per arrivare al bioetanolo e l’idrogeno. E ancora: puntare in termini organizzativi, a progetti di City Logistics, supportati da leggi regionali ad hoc, e a quelli di Cdu (Centri di Distribuzione Urbana). Si tratta in definitiva di riuscir a sfruttare al meglio le possibilità pratiche offerte, in un orizzonte temporale di breve-medio termine, sia dalle tecnologie dei motori che dalla disponibilità effettiva dei combustibili e dalla rete di rifornimento.