Una proposta di delibera della Giunta regionale della Toscana, che individua le aree non idonee per la realizzazione di impianti fotovoltaici a terra, è stata al centro delle consultazioni promosse dalle commissioni consiliari Agricoltura, Sviluppo economico, Territorio ed ambiente del Consiglio regionale con le categorie economiche e le associazioni degli Enti locali. A fare gli onori di casa i loro presidenti Loris Rossetti, Caterina Bini e Vincenzo Ceccarelli, che hanno così iniziato l’esame del provvedimento. L’obbiettivo è frenare la realizzazione di grandi impianti (oltre i 200 kW) nelle aree agricole, favorendo invece quelli di piccole e medie dimensioni, rispettivamente da 5 a 20 kW e da 20 a 200 kW.
La deliberazione, che attua le Linee guida nazionali varate lo scorso settembre, prevede che gli impianti di grandi dimensioni non potranno essere realizzati nei siti considerati patrimonio mondiale dell’Unesco, nelle aree con vincoli paesaggistici, in quelle umide ed a rischio esondazione, quelle vocate a produzione di vino ed olio di pregio (Dop e Igp), nelle aree protette. Al centro delle consultazioni anche una modifica alla legge regionale sul governo del territorio, che tiene conto di quelle stesse Linee guida ed alcune recenti sentenze della Corte costituzionale. È stato però sulla proposta di delibera che si sono accentrate le osservazioni. Secondo Gabriele Baccetti, funzionario di Confindustria toscana, il fotovoltaico a terra è “un’occasione di sviluppo che va saputa cogliere”. In questa prospettiva ha espresso qualche perplessità sulla delibera che, “senza un quadro preciso, con cartografia, rischia di bloccare la realizzazione degli impianti in gran parte del territorio regionale”. Anche Maurizio Barsottini di Cna toscana ha sottolineato l’importanza di non introdurre troppo limitazioni sulla potenza degli impianti, perché lo sviluppo delle energie rinnovabili “è una valvola importante per il mondo economico”. Giudizio positivo, invece, quello espresso da Confcooperative, rappresentate da Luca Birga e Pierpaolo Dettori, secondo i quali “siamo di fronte ad una giusta attuazione delle linee guida nazionali” e da Simona Fabiani di Cgil toscana: “trovato un buon equilibrio tra sviluppo economico e tutela ambientale”. Sul rischio di erosione del terreno agricolo e sulla necessità di sviluppare il fotovoltaico a terra come un’attività di supporto a quella agricola principale si sono soffermate tutte le organizzazioni degli agricoltori, sottolineando l’importanza degli impianti di piccole e medie dimensioni per le aree montane (Tullio Marcelli, Coldiretti) e ricordando “l’assalto quotidiano” che subiscono gli imprenditori agricoli, con offerte molto allettanti per affitti pluriennali del terreno su cui realizzare gli impianti. La necessità di “introdurre criteri oggettivi e non valutazioni discrezionali” è stata sottolineata da Marco Mentessi, direttore di Confagricoltura toscana, mentre Marco Bignardi di Ctpb, il consorzio dei produttori biologici, ha invitato tutti a “non demonizzare” la realizzazione degli impianti, che hanno un impatto ambientale molto ridotto ed interessano una fetta limitatissima della superficie agricola regionale. “La realizzazione di impianti per 700 MW comporta investimenti di tre miliardi di euro – ha rilevato Giovanni Bellini di Legacoop toscana –. Il mondo agricolo non può sostenerli da solo”. “C’è un eccesso di prudenza nella proposta di delibera” ha dichiarato Fausto Ferruzza di Legambiente, pur sottolineando la “cattiva qualità progettuale di alcuni impianti realizzati nella Toscana meridionale”. Giancarlo Leonardi, presidente dell’Ente parco di Migliarino San Rossore Massaciuccoli, ha sottolineato la necessità di lasciare ai piani dei parchi ed ai regolamenti d’uso alcuni margini di valutazione più specifici, mentre Stefano Rossi di Arpat, l’agenzia regionale di protezione ambientale, ha osservato che spesso non è il singolo impianto che crea problemi, ma più impianti nella stessa zona. Qualche preoccupazione sugli aspetti legati alla gestione del territorio è stata infine espressa dalle associazioni degli Enti locali. Mauro Tarchi di Uncem ha espresso qualche dubbio sulla scelta di regolamentare questi aspetti con una deliberazione, quando le Linee guida nazionali fanno riferimento ad “atti di tipo programmatorio e pianificatorio”, sottolineando inoltre l’importanza delle competenze comunali per l’individuazione delle aree, sia per le autorizzazioni che per i divieti. Walter Picchi di Upi invece ha osservato che “stringendo troppo le maglie, si rischia di non raggiungere gli obbiettivi fissati dal Piano energetico regionale”. A suo parere è inoltre opportuno garantire la giusta autonomia alla programmazione provinciale. “L’obbiettivo delle commissioni, a partire dalla proposta della Giunta, è di trovare un giusto equilibrio tra le varie esigenze – ha concluso Vincenzo Ceccarelli, che ha coordinato le consultazioni –. Da un lato vogliamo raggiungere gli obiettivi fissati dal Piano di indirizzo energetico regionale (Pier) per la produzione di energia da fonti rinnovabili, tenendo conto che il loro sviluppo è importante per l’ambiente ed ha anche un importante indotto economico. Dall’altro vogliamo tutelare il paesaggio toscano e le nostre tradizioni agroalimentari, che fanno parte della nostra stessa identità. I contributi forniti saranno sicuramente importanti per il perfezionamento degli atti da portare in Aula”.