(Rinnovabili.it) – Anche il Giappone potrebbe accedere all’esistente meccanismo Onu di compensazione della CO2 attraverso l’integrazione di un sistema in grado di renderlo più semplice e di rapida gestione. Il famoso _Clean Development Mechanism_ (CDM) è stato più volte criticato per una certa rigidità e complessità nella fase d’esame dei progetti. Ma per Tokyo in realtà il problema è un altro. Il paese del Sol Levante si è opposto formalmente al “prolungamento del Protocollo di Kyoto”:https://www.rinnovabili.it/cancun-tra-colpi-di-scena-e-piccoli-passi-avanti-403501, durante l’ultima riunione delle Nazioni Unite a Cancun, in Messico, ma vorrebbe continuare ad usare il CDM e di altri regimi di mercato del trattato pur rimanendo assente dal secondo periodo di obblighi climatici.
La soluzione su cui punta ora il governo nipponico è di un *piano di accordi bilaterali* da integrare al meccanismo Onu e attraverso cui investire in progetti di energia pulita nei paesi in via di sviluppo, in cambio di crediti di carbonio per far fronte agli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni di gas serra. Molti paesi in via di sviluppo hanno già espresso interesse per il regime bilaterale proposto del Giappone e l’idea sembra aver da tempo solleticato Stati Uniti ed Unione Europea. “Sulle modalità con cui collegarlo al sistema internazionale, o al sistema CDM, dobbiamo ancora discutere, ma sono convinto dovremo attuare un qualche meccanismo”, ha detto Kenji Hiramatsu, direttore generale per le questioni internazionali al Ministero degli Esteri. Più scettica Christiana Figueres, il capo del segretariato ONU sul cambiamento climatico, convinta che molti paesi si potranno trovare in difficoltà a dover lanciare sistemi di mercato al di fuori del quadro esistente. “Non dico che sia impossibile – ha spiegato Figueres -, ma ritengo possa essere molto complicato metterlo in atto”.