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The winner is… l’Islanda, il paese più “verde” del mondo

(Rinnovabili.it) – E’ un indicatore biennale realizzato dalle università americane di Columbia e Yale, in collaborazione con il “World Economic Forum” – Ginevra – Svizzera e il “Joint Research Centre of the European Commission” – Italia dall’Ispra (con il lavoro di Andrea Saltelli – Unit Head e Michaela Saisana – Researcher).
Composto da 25 voci, é chiamato “Environmental Performance Index”:https://epi.yale.edu/ ed è in grado di far interagire i dati della Banca Mondiale con quelli di alcuni istituti dell’Onu per capire quale, tra gli oltre 160 Paesi del pianeta presi in esame, è quello che risulta più vicino all’ideale di sostenibilità, nella produzione energetica, nell’edilizia, nei trasporti, nel trattamento dei rifiuti, nella mobilità, nei programmi del taglio dei gas serra e in altri importanti settori.
Alla sua terza edizione, presentata al “World Economic Forum” di Davos, quella del 2010 (ma i dati raccolti si fermano all’inizio del 2009), il primo posto della classifica va all’Islanda. Seconda la Svizzera e terzo il Costarica. Questi non ci sorprendono. Quello che ci pare positivo che si siano relativamente ben piazzati alcuni paesi popolosi, ricchi e a forte industrializzazione. Ad esempio ottimo il settimo posto della Francia, buono il 14° della Gran Bretagna, discreto il 17° della Germania. L’Italia è al 18°. Ricordiamolo su 160 Paesi. E agli ultimi posti non troviamo Usa e Cina (i due maggiori inquinatori del mondo), ma poveri paesi soprattutto africani. Ultimo la Sierra Leone, penultimo la Repubblica Centro Africana, 161° la Mauritania, poi via via più su l’Angola, il Togo e il Niger. Stupisce invece il 152° dei pur ricchissimi Emirati Arabi che evidentemente non destinano grandi budget al settore clima-energia (o se lo fanno non si vedono i risultati, almeno secondo questo Index). Il maggior produttore di gas serra del mondo, la Cina, la troviamo al 121° posto e il secondo, gli Usa invece sono nella 62° posizione.
Certo il fatto che paesi poveri e con difficoltà di sviluppo siano anche i più inquinati non deve essere accettabile da nessuno e dovrebbe spingere la comunità internazionale a essere più generosa e consapevole di quanto non lo sia stata alla Conferenza di Copenhagen. Il futuro della Terra dipende da “tutti” i paesi del mondo e i più ricchi non possono tirarsi indietro nel’aiutare i più poveri nell’intraprendere una strada sostenibile nello sviluppo economico e industriale. Non foss’altro perché, come gli è stato più volte rimproverato, per oltre un secolo e mezzo hanno prodotto, inquinato e consumato energia senza limiti e senza preoccupazioni, anche rispetto alla situazione di emergenza in cui oggi si trova tutto il pianeta.

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