Rinnovabili

“Tematiche dell’energia e dell’ambiente ormai al primo posto dell’interesse internazionale”

Era stata annunciata come una serata di alto livello, grazie alla partecipazione di illustri relatori di fama nazionale. E davvero la prima conferenza del ciclo “Alta Energia 2008”, su clima, ambiente e fonti rinnovabili, non ha tradito questo annuncio, superando anzi le attese: un dibattito vivace, incalzante, con punti di vista diversi ma mai banali ma piuttosto stimolanti e di grande interesse. La gente ha risposto con grande partecipazione, affollando la sala grande del teatro Bismantova e seguendo gli interventi con grande attenzione. Principali protagonisti della serata sono stati i quattro ospiti: Luca Mercalli, presidente della Società meteorologica italiana e volto noto della trasmissione di Rai Tre “Che Tempo che fa”; Chicco Testa, per anni amministratore delegato di Enel ed uno dei massimi esperti italiani in temi energetici; Roberto Della Seta, ex presidente di Legambiente Italia e responsabile nazionale ambiente del Partito Democratico; l’assessore regionale all’ambiente Lino Zanichelli. Dopo i saluti del sindaco Gian Luca Marconi, che ha sottolineato l’importanza della manifestazione, a fare gli onori di casa è stata l’assessore all’ambiente di Castelnovo Nuccia Mola, principale organizzatrice di Alta Energia 2008: ha ringraziato gli enti che collaborano con il Comune di Castelnovo per queste conferenze, in particolare il Parco nazionale, e ribadito lo scopo principale della manifestazione: “diffondere cultura ambientale, ricevendo, noi amministratori e la popolazione, competenze nuove attraverso punti di vista diversi, anche distanti, che possano fornirci gli strumenti per capire un mondo in rapida trasformazione, in cui le tematiche dell’energia e dell’ambiente sono ormai al primo posto dell’interesse internazionale, e devono diventare patrimonio quotidiano di ogni cittadino”. Poi via al dibattito, ben orchestrato dal giornalista del Resto del Carlino Davide Nitrosi: un dibattito sempre frizzante, in cui non sono mancate battute e momenti leggeri, sempre cordiale e davvero coinvolgente. “Ormai siamo vicini ad un corto circuito energetico ed ambientale – ha detto Luca Mercalli, rimarcando cose già sottolineate nell’incontro dello scorso anno – ci sono ancora delle potenzialità di svolta, ma sono irrealizzabili se non si interviene sul problema della crescita esponenziale di richiesta energetica. Gli esperti calcolano che la Cina tra sette anni avrà bisogno del doppio dell’energia rispetto ad oggi, quando già mette in crisi il sistema internazionale. Si deve puntare ad una stabilizzazione dei consumi energetici e, se non cominciamo ad intervenire adesso, più avanti non si potrà più incidere. La proposta dell’UE su questo tema si può riassumere in una formuletta: 20-20-20. Ovvero entro il 2020, ridurre del 20% le emissioni di CO2 ed aumentare del 20% l’energia prodotta da fonti rinnovabili. Va comunque sottolineato che i momenti critici, come quello attuale per il prezzo del petrolio e le emergenze climatiche, sono fecondi per scelte di svolta. Che sono necessarie perché nel tempo non finiranno solo il petrolio, ma anche il rame, lo zinco, il terreno agricolo: la terra è un corpo finito, ha le stesse dimensioni da 4,6 miliardi di anni, non cresce con il numero dei suoi abitanti”. Della Seta ha detto di “concordare con la fotografia generale di Mercalli”, ma ha aggiunto: “A fronte degli attuali problemi tecnici ed etici è impossibile andare dai cinesi e chiedere loro di non crescere troppo. La tensione verso il benessere è una pulsione inarrestabile. Ci troviamo di fronte a sfide temibili ma non è una soluzione idealizzare il passato. Si deve cercare di disaccoppiare il concetto che il benessere è legato alle attuali necessità di risorse ed energia tradizionale. Un esempio: l’Italia ha un ventesimo dei pannelli solari della Germania, con una maggiore insolazione. Ora i contributi per installare queste tecnologie stanno portando ad una crescita”. A Chicco Testa è stata posta una domanda sull’opportunità di riaprire in Italia un dialogo sull’energia nucleare, tematica di cui è da tempo un sostenitore. “E’ un dibattito che si è riaperto a livello europeo – ha detto – tanto che la Francia è riuscita a far riconoscere dall’UE la produzione di energia nucleare come fonte rinnovabile. E’ vero, per rispondere a Mercalli, che la terra ha risorse finite, ma la sua capacità di sostenere la vita è aumentata esponenzialmente negli ultimi anni: la popolazione è cresciuta, l’aspettativa di vita raddoppiata in 60 anni. Io sono fiducioso che la scienza, la biomedica, le nanotecnologie, porteranno ad uno sfruttamento migliore delle risorse. Il petrolio è caro? Meglio così, perché spinge a cambiare rotta verso fonti differenti: finchè il petrolio era a buon mercato investire in energie alternative non era conveniente. Oggi, con le tecnologie attuali, il nucleare comporta rischi controllabili, e secondo me insieme all’aumento delle energie alternative, al risparmio energetico, a migliorare il rendimento delle fonti tradizionali, che si devono fare subito, può essere una via per diminuire il deficit energetico Italiano nel medio-lungo periodo”. Lino Zanichelli ha poi illustrato le politiche energetiche della Regione Emilia-Romagna: “Stiamo lavorando proprio sul risparmio energetico, sulle fonti rinnovabili, sull’efficienza del sistema. Quando fu chiusa la centrale atomica di Caorso la nostra regione passo da una quasi autosufficienza energetica ad un deficit. Oggi, intervenendo sul miglioramento delle fonti tradizionali, ad esempio con centrali a gas a ciclo combinato, abbiamo recuperato molto. Certo, quando si parla di temi complessi, come la conversione di vecchi impianti di lavorazione dello zucchero per la produzione di energia, di termovalorizzatori, di rigassificatori o anche solo di impianti di compostaggio, in Italia scatta subito la sindrome di Nimby”. Nimby è l’acronimo di “Not in my back yard”, ovvero “non nel mio cortile”, e riguarda le reazioni della popolazione spesso negative quando si ipotizza di realizzare queste infrastrutture. “C’è da dire – ha aggiunto a tal proposito Mercalli – che in Italia infrastrutture ed impianti si fanno da anni, e rispetto ad altre nazioni europee come la Francia qui ci dobbiamo rendere conto che abbiamo una superficie territoriale molto minore, in buona percentuale già cementificata. E allora forse è meglio pensare a meno cose nuove e piuttosto fare manutenzione ed innovare quelle che già ci sono, se no la sindrome di Nimby è anche giustificata”. Una sindrome che nasce molte volte anche dalla poca informazione sulle tematiche in questione: informazione che questa serata ha contribuito a dare in modo accattivante.

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