(Rinnovabili.it) – Nel conto alla rovescia verso il vertice dei cambiamenti climatici di Copenaghen, un nuovo documento redatto dei ricercatori della Oxford University, prende di mira l’attuale situazione di stallo tra i paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo sui tempi, il ritmo e la distribuzione degli impegni di riduzione delle emissioni di gas serra. Con il reale rischio che tale immobilismo faccia da freno al vertice Onu, i ricercatori asseriscono che spetti alle nazioni ricche pagare l’intero costo incrementale delle tecnologie a basse emissioni da destinare a paesi in via di sviluppo. Gli autori sostengono che il trasferimento delle tecnologie pulite più efficienti alle economie emergenti, come Cina e India, con emissioni in rapida crescita, è fuori da ogni dubbio ‘la chiave per un accordo sostanziale a Copenaghen’. Senza un consenso in tal senso, “vi saranno poche speranze di un’intesa credibile al vertice di Copenaghen, o nei post-negoziati”. Il documento “Avoiding Dangerous Climate Change – Why Financing to Technology Transfer Matters”:https://www.globaleconomicgovernance.org/wp-content/uploads/Ghosh-and-Watkins-on-technology-transfer.pdf parte dall’assunto che per evitare un aumento della temperatura globale di 2 °C, le emissioni globali debbano dimezzare entro il 2050. Tuttavia gli autori sottolineano come le attuali proiezioni mostrino livelli di gas serra sulla strada verso un incremento del 45% entro il 2050, con oltre il 90% della quota globale a carico dei paesi in via di sviluppo, da riferire soprattutto allo sviluppo di nuove centrali a carbone ancora arretrate dal punto di vista dell’efficienza.
Colmare il divario tecnologico esistente diviene pertanto fondamentale e gli scienziati suggeriscono pertanto la creazione di un organismo di finanziamento e tecnologia ‘low carbon’ (LCTFF) che mobiliti circa 50 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 attraverso il denaro pubblico, con importi supplementari che facciano leva sugli investimenti privati. “Il LCTFF correggerebbe le carenze degli attuali accordi con finanziamenti su scala, offrendo strutture di governance bilanciata e la gestione della proprietà intellettuale”.