Da un lato c’è in ballo la salute (e talvolta la vita) degli abitanti, nonché la contaminazione dell’ambiente circostante. Dall’altro la sopravvivenza stessa dell’acciaieria che dà lavoro a non pochi tarantini. Le istituzioni locali e i sindacati, vorrebbero che si riducessero le emissioni per portarle a livelli sempre più bassi, fino al rispetto di quelli fissati della recente legge regionale voluta dal presidente della Puglia, Vendola.
Ma il ministero dell’Ambiente e i proprietari dell’Ilva, il Gruppo Riva, sostengono che non è possibile tagliare così tanto e così in fretta le emissioni inquinanti pena l’aggravamento della crisi che l’acciaieria sta vivendo da qualche tempo. Insomma troppi soldi, dicono, per adeguarsi alle normative e questo creerebbe uno stato di crisi che imporrebbe il licenziamento di qualche migliaio di lavoratori.
Oggi pomeriggio la palla passa a Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, nel tentativo di dipanare una situazione davvero complessa. Il ministro dell’Ambiente ha infatti deciso di impugnare la legge regionale che abbassa i limiti di diossina e impone al Gruppo Riva di raggiungere 0,4 nanogrammi per metro cubo d’aria entro il 31 dicembre del 2010. Per il dicastero quella legge è in contrasto con la materia ambientale la cui legislazione è di competenza dello Stato. La tappa intermedia era costituita dal netto taglio della percentuale di diossina nelle emissioni: 2,5 nanogrammi per metro cubo d’aria entro aprile, con il rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale. L’Ilva avrebbe potuto adeguarsi a questi parametri con la messa in funzione dell’impianto che utilizza l’urea. Ma il Gruppo Riva ha reso noto l’impossibilità di rispettare quel limite.
Secondo la Regione Puglia la legge non si tocca e l’assessore all’Ambiente Michele Losappio nella giornata di ieri ha convocato i tecnici e i sindacati per fare il punto.
“Chiariamo subito – ha spiegato il direttore dell’Arpa regionale Giorgio Assennato – che il limite di 2,5 nanogrammi per metro cubo è, in realtà, di 3,8 nanogrammi in base alla conformità degli assetti di marcia impiantistici. Io avevo già riferito all’Ilva questo dato e perciò dico che gli strumenti tecnici, le analisi, i risultati, i limiti fissati non possono essere oggetto di discussione. Così si finisce per oscurare fatti oggettivi e non si aiuta certo a migliorare i rapporti tra le parti che hanno avviato il confronto. Trovo sgradevole e pricoloso che qualcuno metta in dubbio i risultati del lavoro scientifico. La legge regionale fa riferimento al protocollo di Aahrus – ha illustrato Assennato – e non vuol far sentire il fiato sul collo all’Ilva. Poi, se i tecnici ministeriali alzano “l’asticella” e portano il limite di emissione oltre i 4 nanogrammi per metro cubo d’aria sono liberissimi di farlo, ma sarebbe irragionevole e il confronto finirebbe lì”.
Insomma Assennato si dichiara possibilista su un accordo sul livello di 0,4 nanogrammi per metro cubo d’aria che la legge regionale chiede all’Ilva entro il 31 dicembre 2010.
“Il ministro Prestigiacomo parla del 2012 – ha continuato il direttore dell’Arpa – e c’è lo scarto di un anno”. Questo, a suo avviso, renderebbe praticabile una trattativa, se si verificasse una prima, consistente, riduzione dei livelli di diossina entro quest’anno.
“L`incontro di palazzo Chigi deve essere l’occasione – ha dichiarato, ieri Susanna Camusso, segretario confederale della Cgil – per costruire un percorso che definisca con l’azienda le parti sociali, il governo e la Regione le modalità con cui applicare la legge, definendo il piano di investimenti, i tempi, le autorizzazioni e le certezze di cui hanno bisogno l’impresa e soprattutto i lavoratori”.