(Rinnovabili.it) – Il commissario europeo all’Ambiente, Stavros Dimas, durante la seconda giornata del Consiglio informale dei ministri dell’ambiente Ue ad Are (Svezia), parlando dell’imposizione di una “tassa carbone” sui settori e i prodotti non inclusi nell’Ets (il sistema europeo di scambio delle emissioni) ha dichiarato che “è una buona idea”. Al contrario, l’ipotesi di tassare tutti quelli che giungono nella Ue dagli Stati che non hanno sottoscritto gli accordi mondiali sul taglio del CO2, costituirebbe uno sterile eco-protezionismo, senza nemmeno favorire i negoziati di Copenaghen.
A questo proposito anche il consigliere federale Moritz Leuenberger, ha dichiarato il suo appoggio alla Commissione europea che farà pressione sugli Stati membri affinché adottino la “tassa carbone”.
Una “tassa carbone” sui prodotti più inquinanti è in vigore in Svezia dal 1999. E’ il ministro svedese dell’energia Maud Olofsson che ha illustrato come questo strumento fiscale abbia fatto crescere il bilancio dello Stato dell’8%, “La presidenza svedese – ha indicato la Olofsson – è intenzionata a porre questo strumento nell’agenda dei lavori del suo semestre”.
“È uno strumento molto utile, ma è difficile imporlo a livello europeo perché serve l’unanimità dei 27 – ha spiegato Dimas – È possibile però raccomandare agli stati membri di prendere provvedimenti nazionali. Già alcuni paesi l’hanno fatto, come la Svezia, mentre la Francia lo sta discutendo”.
Ma secondo il ministro svedese dell’ambiente Andreas Carlgren, questo non deve autorizzare nessuno a pensare di imporre dazi sui prodotti importati dai paesi emergenti o in via di sviluppo. I”l nostro messaggio è chiaro: bisogna resistere a qualsiasi tentazione protezionista in nome della lotta al cambio climatico – ha concluso Carlgren – Ciò potrebbe rendere molto più difficili i negoziati con i paesi emergenti alla conferenza di Copenaghen”.
Su questo c’è accordo pieno con il commissario Ue all’Ambiente Dimas che sottolinea: “la nostra strategia di negoziato con i paesi emergenti è basata sulla costruzione di fiducia reciproca, non sull’imposizione di pressioni”.
Mentre però la Francia insiste per applicare la tassazione anche alle frontiere dell’Ue, la Germania proprio oggi ha criticato questa proposta, definendola “una nuova forma di eco-imperialismo”.
“Chiudere i nostri mercati ai prodotti dei paesi emergenti (Cina, India, Brasile, ecc.) – ha commentato il sottosegretario tedesco all’ambiente Matthias Machnig – non sarebbe un segnale che aiuterebbe i negoziati internazionali”, anche lui riferendosi alla Conferenza di Copenhagen.