(Rinnovabili.it) – Era stata bloccata dopo l’introduzione in Parlamento nel febbraio dello scorso anno a causa dell’opposizione dell’industria; a dicembre 2008 aveva superato il primo turno di votazione e ora secondo fonti governative potrebbe essere ricevere il semaforo verde entro subito dopo l’estate. Così la Greenhouse Reduction Act di Taiwan, introdotto dal Partito democratico progressista, procede, più o meno speditamente verso la concretizzazione.
Il disegno di legge mirerebbe a riportare i livelli di emissioni di gas serra nell’Isola ai valori precedenti il 2000, tramite una serie di interventi tecnologici e un sistema di dazi da applicare a livello industriale; al governo il compito di offrire know-how, ma non i soldi per gli aggiornamenti necessari, questione che aveva da subito allarmato il settore sopratutto in considerazione della preoccupante congiuntura economica.
La norma prevede al suo interno anche lo schema del primo sistema di scambio della CO2 (senza specificare la data d’avvio), introducendo così la possibilità per le fabbriche non in grado di ridurre le proprie emissioni di acquistare crediti a livello locale o all’estero.
Il Presidente Ma Ying-jeou ha già reso noto l’intenzione di portare il biossido di carbonio a 214 milioni di tonnellate entro il 2025 – attualmente sui 270 milioni annuali – per dimezzarle entro il 2050 e il governo punta dunque su una forte regolamentazione del settore per centrare l’obiettivo. “Vogliamo essere un membro della comunità globale, per cui ci auguriamo che il disegno di legge ottenga l’approvazione. Ci impegneremo a fondo in questo obiettivo, ma abbiamo di fronte sfide ardue”, ha detto Yang Ching-shi, Segretario generale all’Amministrazione per la Tutela Ambientale. Un impegno significativo soprattutto dal momento che Taiwan non è formalmente parte dei negoziati mondiali sul clima, a causa delle pressioni politiche esercitate dalla Cina, che rivendica la sovranità sul governato dell’isola.