Oggi è il grande giorno. Il Consiglio d’Europa si riunisce fino a domani per discutere in primo luogo della crisi economica, ma anche del pacchetto clima-energia e poi di vari temi (il rapporto di Lisbona tra gli altri).
*Il Programma di oggi* – I lavori dovrebbero iniziare nel pomeriggio, non più tardi delle 17.00, con il dibattito e la conseguente decisione di allargare all’intera Unione (quella dei 27) le misure già adottate nel vertice di Parigi dai 15 paesi dell’Eurogruppo domenica.
Alle 20.00, se non ci sono variazioni al programma, break per la foto dei partecipanti e la cena. Nel dopocena è prevista, fino a notte fonda, la discussione sull’ormai famoso “pacchetto clima”. Già si sa che alcuni paesi non concordano con le misure approvate a Bruxelles e difese decisamente dal presidente del Consiglio Ue, Barroso. Vista l’ora tarda, dato il momento post-prandiale e la diversità delle posizioni, sarà difficile arrivare a un compromesso. Da una parte l’aggressivo e “verde” Parlamento europeo e una Commissione, che chiedono l’adesione totale al pacchetto, e dal’altra alcuni governi, come quello di Berlusconi o della Merkel o di paesi dell’Est che sostengono di non discutere gli obiettivi, ma che vogliono “alleggerire” le modalità di attuazione.
*Il Presidente del Consiglio Ue* – Barroso pur non escludendo una certa flessibilità, ha ribadito la validità “del grande quadro” del pacchetto clima-energia che l’Europa sta intraprendendo. Andare in un’altra direzione secondo il Presidente, sarebbe “un errore mondiale”. Peseranno anche i desideri della presidenza francese di risolvere la questione entro dicembre, per rivendicare il risultato e per partecipare alla conferenza internazionale sul clima di Copenaghen, nel 2009, con una posizione forte e univoca in contrapposizione a quella degli altri paesi del mondo.
*Confindustria e Governo Berlusconi* – Uno dei più decisi oppositori al pacchetto clima della Ue è quello dell’esecutivo italiano e degli industriali. La motivazione più volte ripetuta è che il costo per rispettare i parametri Ue (i famosi 20-20-20) è troppo alto per il nostro paese, soprattutto in questo momento di crisi finanziaria ed economica. Anche se da una nota della Bei (Banca Europea degli Investimenti) risulta che nel sistema Italia qualcosa non va come dovrebbe. Infatti il nostro paese non sembra essere attirata dagli strumenti Bei per promuovere le energie rinnovabili (e quindi potersi avvicinare di più ai parametri Ue). Lo ha spiegato Christofer Knowles (Bei), nel seminario “Finanziando l’energia pulita”. Gli investitori italiani interessati ai fondi di investimento dedicati alle rinnovabili sono pochi.
In Italia, sono privilegiati i prodotti più tradizionali della Banca Europea, come i prestiti globali. Invece è molto diversa la situazione nell’intera Unione Europea. Qui gli strumenti finanziari mirati alle rinnovabili hanno raccolto, infatti, nel 2007 ben due miliardi di euro, a fronte dei 500 milioni del 2006. E nel 2008, gli investimenti, nonostante la crisi, dovrebbero essere ancora di circa due miliardi.