Polemiche tra maggioranza e opposizione a livello regionale e centrale, per la bocciatura dell'articolo 80 per il progetto della centrale elettrica a carbone
Un altro pezzo della legge regionale n°80, che nel 2005 doveva regolare uno scenario adeguato per le esigenze energetiche delle industrie sarde, è stato bocciato dall’Unione Europea. Il progetto integrato della centrale elettrica a carbone così come è stata concepito non si può realizzare, e quindi le procedure avviate debbono essere sospese, perché secondo la Ue «Quella gara è un vantaggio indebito ai grandi utenti».
La Commissione Europea infatti critica l’intera procedura decisa dallo Stato, e recepita dalla Regione. «L’Italia intende sovvenzionare il funzionamento di una centrale elettrica, ancora da costruire, acquistando parte dell’elettricità prodotta a prezzi superiori a quelli di mercato – spiega una nota della Commissione Europea – La centrale dovrebbe vendere la restante energia elettrica alle imprese locali ad alto impiego di energia a prezzi inferiori a quelli di mercato. La Commissione teme che questo accordo possa produrre un vantaggio concorrenziale indebito a favore del gestore della centrale, che riceverebbe aiuti al funzionamento, e degli utenti finali, che potrebbero acquistare energia elettrica a prezzi artificialmente bassi. L’avvio di un’indagine offre alle parti la possibilità di presentare osservazioni sulla misura proposta, ma non pregiudica l’esito del procedimento».
D’altronde Neelie Kroes, commissario responsabile per la concorrenza, è stata, se possibile, ancora più chiara. «Dobbiamo garantire che gli aiuti nel settore energetico non conferiscano vantaggi indebiti ad alcune società elettriche o ai grandi utenti industriali».
La lettera di messa in mora al Governo non è ancora stata resa pubblica, ma la commissione torna ancora sulla legge 80 del 2005, sulla parte che riguarda la centrale elettrica a carbone.
“Almeno parte dell’aiuto al funzionamento accordato al concessionario sotto forma di prezzo elevato, versato dallo Stato, per l’elettricità della centrale sarà trasferita sui grandi utenti finali industriali attraverso accordi di fornitura a basso costo. Il concessionario sarà selezionato con gara pubblica d’appalto e l’Italia ha sostenuto che il progetto costituiva un aiuto esistente, ma per la Commissione si tratta di un aiuto nuovo, che non è stato notificato. – continua il documento – La Commissione teme che il progetto Sulcis se portato a termine possa penalizzare gli attuali fornitori di energia elettrica, che perderebbero i loro maggiori clienti a causa della nuova centrale sovvenzionata e sarebbero costretti a ridurre la produzione per mancanza di altri sbocchi. Inoltre, in assenza di una clientela consistente, sarà difficile che nuovi fornitori di energia entrino sul mercato».
Rammarico dal senatore Pd Francesco Sanna. “Purtroppo è un altro pezzo della legge 80 che cade. A questo punto il governo, così come sta facendo sul versante delle tariffe energetiche, si muova subito e trovi la soluzione con un vero negoziato con Bruxelles per utilizzare il carbone senza turbare il mercato. Il progetto integrato, magari con la cattura del CO2, deve andare avanti”.
Suonano invece come una dura critica le dichiarazioni del deputato del PdL Mauro Pili. “È l’ennesimo fallimento della politica energetica della giunta regionale. La centrale a carbone rappresentava un punto centrale della politica energetica regionale proprio nel quadro di una piattaforma energetica che consentisse alla Sardegna di produrre energia in quantità sufficienti anche per l’esportazione. Soru – ha ribadito l’onorevole Pili – ha bloccato per tre anni quel progetto, sostenendo la tesi che la Sardegna non doveva produrre energia per l’esportazione, limitandosi alla sola produzione legata ai consumi interni. Ho già presentato un’interrogazione ai Ministri delle politiche Comunitarie e dello sviluppo economico per chiedere un intervento immediato a sostegno della centrale Sulcis. La Sardegna non ha bisogno di aiuti di Stato, ma di azioni tese al riequilibrio infrastrutturale e tariffario. In una terra insulare come la Sardegna è indispensabile il riconoscimento di un gap infrastrutturale superiore a qualsiasi altra realtà».