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Studio: l’eolico alza la temperatura locale, ma c’è già la soluzione

Scoperto e messo nero su bianco con una serie di dati il rapporto tra il cambiamento tra il micro-clima nelle vicinanze di una wind farm e lo spostamento d’aria provocata dai rotori eolici in funzione

(Rinnovabili.it) – Per ogni tecnologia esistono i pro e i contro, e ora per l’eolico sembrerebbe giunto il momento di aggiungere un’altra voce al conto vantaggi/svantaggi. A dichiararlo sono alcuni ricercatori statunitensi, fermi sostenitori che i parchi eolici abbiano un effetto non trascurabile sui climi locali. Nel dettaglio gli scienziati hanno studiato e dimostrato che l’area immediatamente circostante una wind farm sia leggermente più calda di notte e leggermente più fresco durante il giorno rispetto al resto della regione. Una scoperta interessante che, se da un lato ha il potenziale di far scattare in piedi i sostenitori della sindrome Nimby, dall’altro può rivelarsi utile proprio nel controllo dei microclimi; la relazione individuata potrebbe infatti consentire di mettere in campo strategie per mitigare alcuni effetti atmosferici in aree in cui non sono desiderati. La ricerca è stata condotta dal docente di scienze atmosferiche Somnath Baidya Roy dell’ateneo americano, che per primo propose nel 2004 un modello descrittivo dell’impatto delle turbine sul clima locale. Ma fino al 2009, anno in cui al lavoro si aggiunse lo scienziato Neil Kelley, la ricerca non disponeva di dati pubblici utilizzabili.
Kelley diede il proprio contributo, ovvero le informazioni in merito alle temperature raccolte per più di sette settimane presso il parco eolico in San Gorgonio, in California. La conferma del modello creato da Roy non bastava però allo scienziato che decise di approfondire le cause di questa variazione della temperatura.
E il ricercatore ha, oggi, finalmente determinato i processi che guidano il raffreddamento diurno e il riscaldamento notturno, individuando come causa una migliore miscelazione verticale dell’aria calda e fredda nell’atmosfera provocata dai rotori delle turbine. Una volta in azione le pale generano delle turbolenze, come la scia di un motoscafo a motore. L’aria del livello superiore è spinta verso il basso e viceversa provocando un rimescolamento delle correnti.
La questione per una data istallazione diviene allora: “Sarà predominante l’effetto raffreddamento o riscaldamento?” Secondo Roy nelle zone dove i venti sono in genere più intensi nelle ore notturne, come nella regione delle Grandi Pianure, l’effetto di riscaldamento sarà più inteso, e lo stesso vale per quei luoghi dove le raffiche sono più forti il giorno. I ricercatori hanno individuato due possibili strategie per mitigare l’impatto dei parchi, prima delle quali sviluppare i rotori a bassa turbolenza, che possano portare ad un mescolamento verticale dell’aria in misura più contenuta. In secondo luogo – suggeriscono gli scienziati – si potrebbe agire a priori nella scelta delle zone più adatte proprio in considerazioni delle sopracitati conseguenze. Il team ha intenzione di andare avanti con la propria ricerca e studiare gli effetti termodinamici per generare modelli previsionali validi. Un unico obiettivo dietro tutto: “Vogliamo individuare – spiega Roy – il modo migliore per sostenere una crescita esplosiva e nel lungo termine dell’energia eolica”.