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Stimati 1,8 mld per ammodernamento sistema idrico FVG

Per l’ammodernamento del sistema idrico del Friuli Venezia Giulia, nei prossimi 30 anni, viene stimata un’esigenza finanziaria pari a circa 1,8 miliardi di euro, ha confermato oggi Lucio Cinti, responsabile dell’Autorità regionale per la Vigilanza sui Servizi idrici, nel corso della tavola rotonda con l’assessore regionale alle Risorse rurali e forestali Claudio Violino ed il presidente della IV Commissione del Consiglio regionale Alessandro Colautti, che ha concluso (oggi ad Udine) il convegno ”Difesa delle acque e dalle acque: quali strategie”.
Di fronte all’entità di questa cifra, secondo Violino, è necessario prefigurare una priorità negli interventi di manutenzione e di potenziamento, che peraltro appaiono indispensabili alla luce dei dati forniti nel corso dell’odierno convegno, promosso da Regione, Autorità d’Ambito Territoriale (ATO) Centrale Friuli, con il presidente Andrea Zuliani, ed Autorità di Bacino regionale: le perdite idriche nel sistema, infatti, raggiungono il 21,40 per cento nell’ATO Pordenone, in Friuli (esclusa la Carnia) sono pari al 31,44 per cento, si incrementano al 41,20 ed al 49,75 per cento, rispettivamente, negli ATO Trieste e Gorizia. Dunque, è stato sottolineato, un sistema vecchio, obsoleto che chiede investimenti: stanziamenti che però oggi possono giungere solo dalla tariffa, dall’intervento finanziario della Regione o dall’indebitamento con il sistema bancario.
Un dato positivo comunque oggi contraddistingue nel suo complesso il Friuli Venezia Giulia: rispetto al livello medio nazionale 2010 pari ad un costo di 1,27 euro per metro cubo d’acqua, l’ATO Centrale Friuli propone un costo di 1,06 euro, la città di Trieste, ad esempio, 1,25 euro e l’ATO Gorizia 1,23 euro (media Nord-Est 1,33 euro, Nord-Ovest 1,05 euro, Centro Italia 1,40 euro). ”L’acqua resta quindi abbondante ed a costi accessibili”, ha osservato Violino: ”un bene prezioso, da salvaguardare, e non certo una merce”, come anche i referendum di alcuni giorni fa hanno voluto ribadire.
Ma proprio il verdetto dei referendum, ha indicato Colautti, portano ora a ragionare sui costi necessari alla fruizione collettiva dell’acqua, perché la mancanza della remunerazione del capitale investito (opere di depurazione, fognature, manutenzioni straordinarie) solleva il problema del recupero di risorse, che il pubblico oggi non detiene. Occorrerà dunque mettere mano ad una nuova normativa nazionale in materia, è stato ribadito a più voci, anche a fronte dell’elevata produzione legislativa sul tema acqua: dal 1994, l’anno del varo della Legge Galli, ad oggi, infatti, sono stati ben trenta gli interventi legislativi prodotti a livello governativo, a cui si sono aggiunti i provvedimenti da parte delle Regioni.