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Spagna: il combustibile per l’industria del cemento al 50% è biomassa

Il 45% del combustibile utilizzato dall'industria spagnola del cemento è biomassa. Parte di questa, la cosiddetta "biomassa parziale", è risultata però essere composta da rifiuti dannosi per l'ambiente

(Rinnovabili.it) – A seguito della pubblicazione dello studio *Riciclaggio e recupero dei rifiuti nell’industria del cemento in Spagna* della Fundación Laboral del Cemento y Medio Ambiente (CEMA) supportata da Oficem, ha fatto notare che il 45% dei residui bruciati dal settore è rappresentato da biomassa, con la conseguente riduzione delle emissioni di CO2 pari al quantitativo prodotto dal transito di circa 122.000 auto all’anno,
Andando a rappresentare l’11,2% di combustibili alternativo presente nel mix totale utilizzato, la biomassa impiegata è stata poi suddivisa in un 3,2% è biomassa pura, il 6% biomassa parziale e il 2% un residuo di origine fossile mentre quasi il 90% del mix è rappresentato da coke di petrolio.

Secondo il rapporto, la biomassa pura è composta da biomassa forestale e dai rifiuti derivati dalle piante, scarti delle industrie della carne, comprese le farine animali, ossa e grassi, fanghi da trattamento delle acque reflue urbane. Cioè, considerando tali elementi, poco meno del 30% dei carburanti alternativi utilizzati negli stabilimenti di cemento è rappresentato da biomassa pura.
Secondo quanto rivela lo studio però parte dei residui contenuti nella biomassa parziale sarebbero materiali altamente dannosi per l’ambiente ovvero pneumatici in disuso, fanghi provenienti dall’industria della carta e da quella del cuoio, dei pellami e dei tessuti. E’ infatti noto che le associazioni ambientaliste ed ecologiste spagnole, tra cui Greenpeace ed Ecologistas en Acción oltre ad altre ONG locali, hanno spesso fatto richiesta al governo affinché venisse proibito l’utilizzo di biomassa parziale come combustibile industriale.
Secondo CEMA però le industrie del cemento nel corso del 2009 sono riuscite ad evitare l’emissione di più di 375.000 tonnellate di CO2 attraverso il recupero energetico anche grazie all’impiego di carburanti ad alto potere calorifero che ne hanno limitato il quantitativo anche se spesso questi materiali sono risultati altamente inquinanti.