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Sostenibilità: città italiane in ritardo rispetto all’Europa

Sul piano della sostenibilità nel nostro Paese serve “una svolta radicale”. È quello che sostiene Maria Berrini, presidente dell’Istituto di ricerche Ambiente Italia mostrando un quadro che non lascia spazio ad altre interpretazioni. Secondo l’esperta “le città italiane sono in ritardo rispetto a molte altre città europee. Sono quelle dove la salute è ancora a rischio, collocandosi tutte tra il 45% delle 32 città europee che non rispettano il limite per le polveri sottili (Pm10) fissato nel 2005”. Eppure in Europa i modelli di buone pratiche a cui ispirarsi non mancano. I dati, spiega Berrini “dimostrano quanto ampio è lo spazio di miglioramento. Per esempio, è possibile usare il trasporto pubblico per il 58%, 47% e 45% degli spostamenti casa-lavoro (a Praga, Stoccolma e Vienna) e rendere i cittadini ‘molto soddisfatti’ della sua qualità (a Vienna, Monaco e Berlino)”. Inoltre, “è possibile usare la macchina meno di altri mezzi, come a Barcellona e Madrid (35% degli spostamenti casa-lavoro) o a Vienna, Goteborg, Helsinki, Hannover e Stoccolma (oltre il 50%)”. Per non parlare di Copenaghen e Riga dove il rapporto auto/abitanti è soltanto di 2 a 10, una realtà anni luce lontana da quella italiana dove l’auto è in assoluto il mezzo più utilizzato negli spostamenti. A rendere più sostenibile una città sono anche le energie pulite: ben vengano allora gli esempi di chi installa negli edifici pubblici pannelli solari termici come a Vienna (13.000 m2), a Barcellona (4.300 m2) e a Lione (3.500 m2) o fotovoltaici come nel caso dei 4.000 kW di Monaco. Con tanti buoni esempi non rimane che rimboccarsi le maniche e darsi da fare.

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