(Rinnovabili.it) – La più grande minaccia per il Pianeta? La desertificazione. A raggiungere questa conclusione uno studio condotto da esperti dell’Onu che si occupano esclusivamente della problematica e che hanno affermato: “La desertificazione è la più grande sfida ambientale del nostro tempo. E’ una minaccia per il benessere di tutto il Pianeta, a tal proposito il segretario esecutivo della UNCCD (la Convenzione delle Nazioni Unite per Combattere la Desertificazione) ricordando il decimo anniversario della lotta all’inaridimento del suolo ha affermato: “Sono solo 20 centimetri di terreno tutto ciò che ci separa dall’estinzione”.
Le criticità legate ai terreni minacciano la sicurezza alimentare delle popolazioni facendo crescere in maniera esponenziale i prezzi degli alimenti la cui produzione è messa a dura prova anche dagli effetti negativi del cambiamento climatico: dagli anni ottanta ad oggi un quarto dei terreni del Pianeta è stato spogliato e l’uno per cento annuo continua ad essere rovinato irrimediabilmente con la conseguente perdita delle rispettive biodiversità. La riduzione dei terreni fertili a causa dell’uso irrazionale da parte dell’uomo limita l’assorbimento della CO2 che rimane quindi in atmosfera. A confermarlo anche Luc Gnacadja, a capo del settore Onu che si occupa delle problematiche legate alla desertificazione, che ha voluto ricordare come questo problema non sia spesso affrontato perché il 90% della popolazione che abita le terre ormai aride o considerate a rischio appartengono ad economie via di sviluppo. “Anche nei loro stessi paesi, sono i più poveri tra i poveri e vivono in aree remote,” ha detto Gnacadja “Il mondo è guidato dagli abitanti delle città: i leader politici impostano le agende per soddisfare chi vive nelle città, per questo tendiamo a percepire il suolo come polvere, fango o un luogo di poca importanza. Ma se non conserviamo quei 20 cm di suolo dove faremo crescere il cibo e da dove prenderemo l’acqua?”.
Ad aggravare la situazione l’impatto dei cambiamenti climatici: tra l’aumento delle temperature e la cresciuta frequenza delle precipitazioni ormai sempre più irregolari e violente va ad aggiungersi la pressione sulla terra determinata dall’aumento della popolazione mondiale, che si prevede arrivi a sette miliardi entro l’anno prossimo raggiungendo i nove miliardi nel 2050. Tutto questo sta mettendo il Pianeta in una condizione critica senza ritorno, come sta accadendo per il cibo e l’acqua così accadrà, secondo le previsioni Onu, per il bestiame e per il genere umano.
La lotta alla desertificazione, infatti, secondo quanto dichiarato dall’ex ministro dell’ambiente in Benin Gnacadja richiede una più attenta e scrupolosa gestione del territorio attraverso una regolamentazione che sia studiata in maniera specifica. Dotando i territori dei mezzi per prevenire ed affrontare le emergenze idriche, prevedendo nelle aree a rischio coltivazioni che non temono la siccità e predisponendo sussidi alle comunità affinché preservino la risorsa suolo si potrà fare qualcosa per il Pianeta come testimoniano il nuovo Green Climate Fund e il Redd deal a protezione della deforestazione firmati la scorsa settimana a Cancun.
A tal proposito l’UNCCD ha avviato una ricerca sui costi economici della desertificazione cercando di conteggiare anche i vantaggi della prevenzione con il progetto parallelo di fondare un organo scientifico globale che si occupi di valutare e affrontare la problematica.