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Sorgo: la risposta indiana alla questione “biocarburanti”

Gli scienziati dell’Icrisat vedono nel Sorghum bicolor la duplice risposta alla carenza alimentare e al fabbisogno energetico

Immaginate una coltura che fornisca allo stesso tempo cibo, mangimi animali e carburante, in grado di crescere in condizioni di aridità, elevate temperature e scarsità d’acqua. Ebbene, secondo l’Icrisat, l’Istituto di ricerca indiano per le coltivazioni nei tropici semiaridi, il sorghum bicolor, varietà dolce del sorgo, costituirebbe la risposta reale a tutto ciò. Il fusto di questa pianta contiene infatti un succo simile a quello della canna da zucchero, che una volta estratto fermentato e distillato, fornisce. Ed i resti della spremitura possono a loro volta essere convertiti in combustibile o utilizzati come mangime per animali. L’utilizzo del fusto permette ai grani della pianta di essere risparmiati per destinarli all’alimentazione. Ed i benifici sarebbero soprattutto economici: secondo un rapporto dell’Istituto, produrre un gallone di bioetanolo (3,78 litri) usando il sorgo costa 1,74 dollari, contro i 2,19 della canna da zucchero e i 2,12 del mais. Inoltre questa coltura produce otto volte l’energia investita nella sua coltivazione: quantità pari a quella della canna da zucchero (la cui coltura è però quattro volte più costosa), e il quadruplo di quella del mais. William Dar, direttore dell’Icrisat, è convinto che “con una corretta gestione i piccoli coltivatori possono migliorare il loro reddito del 20% rispetto ad altre piante coltivate in zone secche dell’India”, dando una possibilità soprattutto ai Paesi via di sviluppo a sollevarsi. Nonostante il primo produttore mondiale siano gli Stati Uniti (9.518.000 tonnellate), quasi tutti gli altri Paesi in testa alla classifica al cosiddetto terzo mondo: il secondo è infatti la Nigeria (9.207.000 tonnellate) e il terzo è l’India (7.055.000 tonnellate).