Convoglierà 14 miliardi di euro di investimenti entro il 2010. Arriverà a 300 miliardi di fatturato e a 6,5 milioni di posti di lavoro entro il 2030. Eviterà di immettere in atmosfera 6,6 miliardi di tonnellate di anidride carbonica (ciò che emette la Cina in un anno). Questi i numeri dell’industria del fotovoltaico, fotografati da un rapporto redatto da Greenpeace in collaborazione con l’EPIA (l’associazione dell’industria fotovoltaica europea) dal titolo Solar Generation 2007. Nello scenario al 2030, 2,9 miliardi di persone nei paesi in via di sviluppo useranno l’energia solare, superando così l’ostacolo prodotto dalla mancanza di una rete elettrica capillare. Mentre nel 2050, l’energia solare permetterà di ottenere un dimezzamento delle emissioni climalteranti. Unica nota dolente: l’Italia è fuori dal mercato. “Purtroppo l’Italia ha pensato bene di uscire da questo mercato proprio nel momento in cui stava decollando” – ricorda Giuseppe Onufrio, responsabile delle campagne di Greenpeace. – “Nel 1996 eravamo al quarto posto mondiale. Quando è stata inaugurata la centrale di Serre Persano, all’epoca la più grande del mondo, il 70 per cento dei pannelli erano tecnologia italiana e il restante 30 per cento rappresentava un campionario della concorrenza che doveva servire a progredire ancora. Invece è arrivato improvviso l’alt: abbiamo smantellato l’industria fotovoltaica e quella eolica proprio quando partiva il business”. (fonte Repubblica.it)