La domanda sorge spontanea, sapendo che secondo il piano industriale approvato nel 2012 lo smantellamento medio delle ex centrali nucleari sarà quasi a metà...
E’ il Consiglio di amministrazione di Sogin che nella giornata di ieri ha approvato le linee guida del piano industriale 2008-2012. Traspariva la soddisfazione per l’andamento positivo della gestione del primo semestre 2008.
La Sogin e è la Società di gestione degli impianti nucleari. Il piano approvato ricalca tutto sommato (magari accentuandole) gli intenti del precedente piano (2007-2011), prefiggendosi di velocizzare maggiormente lo smantellamento delle ex centrali nucleari e di ridurre i costi di gestione. Centrali che, se non andiamo errati, furono messe a riposo dopo il referendum del 1987, in cui gli italiani votarono contro l’utilizzo dell’energia nucleare.
Facciamo un pò di calcoli. Le centrali allora ancora attive cessarono del tutto l’attività tra l’87 e il ’90. Nel 2012 Sogin, prevede che l’avanzamento medio dello smantellamento delle ex centrali nucleari raggiungerà il 51%.
Questo significa che dopo 22/25 anni le ex centrali non saranno ancora smantellate del tutto, per utilizzare un eufemismo, visto che lo saranno solo per metà. Di questo passo ci dobbiamo attendere da Sogin che per il definitivo smantellamento ci vorranno altri 20/25 anni? Siamo oltre al 2030, se non abbiamo fatto male i calcoli… Per la cronaca va ricordato che la Sogin è stata fondata nel 1999 e da allora porta avanti la suddetta mission.
Comunque la stessa Sogin informa che nel precedente piano (quello del 2007-2011) si prevedeva di raggiungere il 37% dello smantellamento nel 2011…
Ad ogni modo ora il piano prevede la conclusione dello smantellamento dell’impianto di “Bosco Marengo” nel 2009, della centrale di Trino (ferma dal 1990) nel 2013 e prevede una significativa accelerazione anche delle attività negli impianti Enea di Casaccia, Saluggia e Trisaia.
Secondo quanto affermato dalla Sogin verrano sviluppate attività di decommissioning (smantellamento) spendendo 490 milioni di euro, circa 100 milioni l’anno, cioè oltre 7 volte la media del periodo 2000-2007.
”Le linee guida del piano 2008-2012 – stando sempre alle dichiarazioni conclusive di Massimo Romano, amministratore delegato di Sogin – accentuano queste tendenze attraverso un’ulteriore accelerazione delle attività di decommissioning e un’importante diminuzione dei costi”.