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Snia investe nel biofeul, malgrado l’allarme dell’Onu

La storica azienda si lancia nel mercato dei biocarburanti, anche se infuriano le polemiche sull'utilizzo delle materie prime per realizzarli. Allarme anche da parte dell'Onu.

Snia ha annunciato che sta investendo nel settore dei biocarburanti grazie ad un aumento di capitale di 42 milioni di euro, tramite la Banca Imi, per costituire un comparto escusivamente dedicato al biofuel. L’industria nata nel settore tessile e nella chimica di base, opta ora per la riconversione nella cosiddetta chimica “verde”. La produzione del biodiesel è stata avviata in via sperimentale nello stabilimento di Torviscosa a Udine. La capacità produttiva dell’impianto sarà di 100 mila tonnellate entro il 2008. La comunicazione dell’azienda è quasi contemporanea all’accorato allarme lanciato dall’Onu proprio a proposito dell’utilizzo delle colture del mais, e di altri prodotti alimentari, per produzione di biofuel, correlata all’incremento dei prezzi delle materie prime e quindi al problema della fame del mondo.
Secondo Jean Ziegler (professore di sociologia presso l’Università di Ginevra e l’università Sorbona di Parigi, politico svizzero e Relatore speciale sul diritto all’alimentazione per la Commissione sui diritti dell’uomo delle Nazioni Unite) lo sviluppo delle agroenergie riduce le aree agricole dedicate alle colture alimentari e accresce il rischio della fame nel mondo.
In base a questo l’Onu ha dichirato criminale l’uso di materie prime alimentari per la produzione di biocarburanti.
Ziegler, stesso ha invocato una moratoria di cinque anni per la produzione dei biocarburanti che permetterebbe di trovare il modo per estrarre biofuel dagli scarti agricoli, senza utilizzare le materie prime alimentari come mais e grano. Zigler è allarmato dagli accordi bilaterali Usa-Brasile sulla produzione di bioetanolo. Il rialzo del prezzo del greggio e l’uso delle materie agricole come sostituto dell’energia, potrebbe scatenare conseguenze come il rincaro dei generi agricoli e una contrazione della destinazione agricola sui mercati alimentari. Nella gara tra carburanti e cibo saranno, a suo avviso, penalizzati soprattutto i paesi in via di sviluppo dove è labile il confine tra la vita e la morte per fame. D’altronde si tratta di una tesi è confermata dalla forte crescita sui mercati internazionali dei prezzi delle suddette materie prime. Con il rincaro sarà più difficile anche far fronte agli aiuti alimentari forniti dai paesi occidentali per contrastare il problema della fame del mondo. In conclusione, secondo l’esponente dell’Onu, i biocarburanti sono una risposta non adeguata al problema della crisi energetica e ambientale del pianeta. (fonte EcoMatrx, Ecoage)

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