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Si sciolgono i ghiacci e inizia una catena di disastri ambientali?

Una panoramica delle probabili conseguenze dello scioglimento dei ghiacci cui gli scienziati stanno assistendo. Da diverse università e con diversi studi si capisce che la rapida riduzione dei ghiacciai nell'Artico, e non solo, potrà portare gravi conseguenze

(Rinnovabili.it) – “L’ultima era glaciale è finita tra 12.000 e 15.000 anni fa e le calotte di ghiaccio che coprivano l’Europa centrale si sono ridotte velocemente”. chi parla è David Pyle, del dipartimento di scienze terrestri dell’università di Oxford – L’impatto sulla geologia del continente può essere misurato dal boom dell’attività vulcanica che si è verificato allora”.
Insomma alcune delle prove più importanti degli effetti del riscaldamento climatico sulla geologia terrestre sono proprio fornite dai dati sulla passata attività vulcanica e, nel caso specifico, dal fatto che quando le calotte di ghiaccio scomparivano il numero di eruzioni vulcaniche andava crescendo.
Non a caso nell’ovest della Germania, la regione di Eiffel, circa 13.000 anni or sono, un’eruzione di notevoli proporzioni dette vita ad un cratere poi riempitosi d’acqua, dando così origine, vicino Coblenza, al lago di Laacher.
Oggi i ricercatori rivolgono la loro attenzione alle zone vulcaniche dell’Alaska e del Cile. Qui infatti i ghiacci si stanno sciogliendo velocemente, per il riscaldamento globale, e gli scienziati vorrebbero, sulla base di queste conoscenze, prevedere le eruzioni che potrebbero verificarsi ed evitare danni peggiori.
Insomma la situazione appare grave e non solo in Cile o in Alaska. Anche l’Artico corre dei rischi.
A quanto affermano sul prestigioso giornale “Science” i ricercatori della Northern Arizona University ora vi si rilevano le temperature più alte da duemila anni ad oggi. E la velocità con cui si riduce lo spessore della calotta artica non potrà non provocare conseguenze sull’equilibrio geologico terrestre.
Tra gli scienziati é Mark Maslin, dell’University College di Londra,
il quale riferisce che ci sarà un rilascio di idrato di metano, custodito da tempo incalcolabile nelle sacche dei ghiacciai polari, con impatti non calcolati.
“Questi depositi nel permafrost si stano sciogliendo e liberano metano – spiega Maslin – Nei laghi siberiani lo si vede affiorare a bolle. E questo è fonte di preoccupazione, perché l’impatto del metano sull’atmosfera è forte. E’ un gas serra 25 volte più potente dell’anidride carbonica”.
Ma non è finita qui. secondo Maslin ci sono numerosi problemi che andranno studiati e affrontati nei prossimi anni.
L’aumento delle temperature dell’acqua marina potrebbe liberare enormi riserve di idrati di metano che si trovano sui fondali oceanici.
Lo scioglimento del ghiaccio in Groenlandia e nell’Antartico potrebbe provocare il distacco di sedimenti dalle masse continentali. Anche le coste si potranno sbriciolare, provocando frane sottomarine che porterebbero liberare altre riserve di idrati di azoto, trattenute sotto i fondali.
In questo pessimistico panorama futuribile non manca il fattore terremoti, che potrebbero essere causati dalla progressiva scomparsa dei ghiacciai. Parliamo, o meglio parla l’esperto della Nasa, Tony Song, di tsunami sulle coste del Cile, della Terranova e della Nuova Zelanda.
E’ invece Jasper Knight, dell’università di Exeter, che ci dipinge uno scenario per le nostre Alpi non meno inquietante.
“I muri di roccia su cui poggiano i ghiacciai – spiega Knight – diventeranno instabili quando il ghiaccio scomparirà, causando valanghe. Inoltre le acque del disgelo causeranno inondazioni e valanghe di fango”.

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