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Scaroni: tagli ai consumi e nuovi giacimenti di greggio

Ne è convinto. L’unica modalità per diminuire nel breve periodo il prezzo del petrolio, consiste in un taglio dei consumi. Poi occorre investire di più nell’esplorazione e nella scoperta di nuovi giacimenti per aumentare la produzione di greggio.
L’A.D. dell’ENI, Paolo Scaroni, illustra questa sua teoria in un editoriale su “Oil”, la rivista del gruppo petrolifero italiano.
Poi prosegue affermando che, l’aumento del prezzo del barile è imputabile alla scarsità di investimenti proprio nell’esplorazione degli ultimi vent’anni, che ha ridotto di molto la “spare capacity”, la possibilità di accantonare riserve di produzione inutilizzata, necessaria per far fronte agli imprevisti. Questa capacità è calata dal 15% degli anni ’80 al 3% di oggi.
“L’unico modo di ricostruire una “spare capacity” adeguata è ridurre i consumi, adottando comportamenti più razionali – sottolinea Scaroni – Se gli Stati Uniti, ad esempio, si dotassero di un parco macchine efficiente quanto quello europeo la domanda di petrolio si ridurrebbe di circa 4 milioni di barili al giorno. Questo porterebbe la “spare capacity” a un più rassicurante 8% del consumo mondiale, allentando le tensioni del mercato”.
Nell’Unione Europea, i consumi di petrolio (e quindi di energia) si riducono solo aumentando l’efficienza di sistemi di condizionamento e riscaldamento: ma questo non basta e bisogna procedere “…adottando una politica energetica differenziata, che preveda l’utilizzo del nucleare per uso elettrico – ribadisce Scaroni, augurandosi – un maggior utilizzo dell’elettricità per riscaldamento e trasporti”.
Insomma Scaroni auspica la costruzione di nuove centrali nucleari.
Per quanto riguarda l’offerta, secondo l’A.D. di ENI, bisogna ad esempio adottare meccanismi contrattuali “…simili ai take or pay del settore gas che prevedano l’impegno ad acquistare quantità di petrolio predefinite a prezzi fissi. Sarebbe un modo – spiega Scaroni – per rassicurare i produttori che oggi limitano gli investimenti per timore di un crollo del prezzo, cancellando inoltre le diffidenze verso i nostri progetti di risparmio energetico”.
E tra i fattori di crescita dei prezzi, Scaroni individua anche il fenomeno speculativo, e si augura un intervento “…per limitare la possibilità di ricorso al debito nella compravendita di petrolio a termine – conclude – alzando la proporzione del valore del contratto, che va depositato prima di ogni operazione, dall’attuale 7% ad un più razionale 20-25%”.

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