(Rinnovabili.it) – La disputa sull’onere delle rinnovabili sulle bollette dei consumatori, scatenata dai “dati dell’Aeeg”:https://www.rinnovabili.it/authority-per-le-bollette-degli-italiani-rischio-stangata-rinnovabili-403736 ha forse trovato il suo punto di risoluzione. Il ministro Romani è intervenuto oggi sulla questione parlando ai microfoni di Radio Anch’io su Radio1 e rivelando l’attenzione che il proprio dicastero sta riversando sulla questione. Questione che ha spaccato lo Stivale, schierando da una parte coloro che lamentano un regime tariffario troppo profittevole e debole nei confronti delle speculazioni e dall’altra chi ritiene che i costi delle incentivazioni debbano essere obbligatoriamente considerati fuori bilancio e che quella attuata finora sia la strada giusta per raggiungere gli obiettivi imposti da Bruxelles all’Italia.
E per il Ministro dell’Economia è arrivato il momento di rivedere il sistema. “Dal 2000 al 2010 gli italiani hanno pagato 20 miliardi in bolletta per consentire al nostro paese di raggiungere un 4,5% di rinnovabili sulla produzione energetica nazionale”, ha ricordato all’approfondimento del Gr. “E’ giusto che si raggiunga l’obiettivo, ma c’è un sistema di certificati verdi che probabilmente va rivisto”. “C’è un problema di truffe a cui noi stiamo guardando con grande attenzione ” e per questo motivo è ora in preparazione un “decreto legislativo che sarà pronto nei prossimi giorni”. Per raggiungere il famoso obiettivo del 17% il Ministro pensa invece ad un importante contributo ottenibile dall’estero, come ad esempio, attraverso il cavo sottomarino che verrà istallato tra Montenegro e Pescara.
A storcere il naso di fronte queste affermazioni non sono pochi, probabilmente consumatori compresi dal momento il “6° Rapporto MOPAmbiente”:https://www.rinnovabili.it/rinnovabili-il-76-degli-italiani-dice-si-a-un-aumento-in-bolletta-403827 due terzi del Paese sarebbe disposto a sborsare fino a 30 euro in più l’anno per incentivare l’energia verde “made in Italy”.
Caustico il senatore Francesco Ferrante, responsabile per il Pd delle politiche relative ai cambiamenti climatici “Oggi Romani dice che i certificati verdi ci sono costati troppo in questi anni: si dimentica di dire che la maggior parte di quelle risorse (addirittura tra i 40 e 50 miliardi di euro negli ultimi 20 anni) sono andate attraverso il famigerato Cip6 a incentivare fonti fossili e petrolieri. Altro che rinnovabili!”. Ricordando che la prossima settimana verrà approvato definitivamente il decreto legislativo che riforma il meccanismo delle incentivazioni Ferrante ha aggiunto “L’obiettivo che il decreto si dovrebbe prefiggere è quello di costruire un meccanismo di incentivazione che possa permettere il raggiungimento degli obiettivi europei al 2020, il 17% dei consumi finali di energia da fonti rinnovabili, senza pesare eccessivamente sulle bollette di cittadini e imprese. Obiettivi talmente condivisi che le commissioni parlamentari di Camera e Senato hanno approvato all’unanimità pareri favorevoli seppur condizionati”. “Ora – aggiunge Ferrante – sembra proprio che il governo non voglia, contrariamente a ciò che aveva assicurato in sede di discussione parlamentare, accogliere condizioni fondamentali quali la riduzione, dal 30% a un più sostenibile 5%, del valore dei certificati verdi e un meccanismo delle aste al ribasso valido solo per gli impianti molto grandi”.
Non meno severo nei confronti del ministro il commento di “Aper”:https://www.aper.it, che venuto a conoscenza in queste ore di alcune indiscrezioni in merito alla bozza di decreto di recepimento delle direttiva europea 28/2009/CE, teme si possa profilare il rischioo di una vera propria paralisi del settore. “Il decreto – avverte l’associazione – che in recepimento della direttiva europea dovrebbe promuovere lo sviluppo delle fonti rinnovabili ai fini del raggiungimento degli obiettivi al 2020, si sta invece rivelando uno strumento che per sanzionare presunti sviluppi speculativi del settore finisce per bloccare il settore nel suo complesso, non solo i grandi investimenti ma anche la generazione distribuita e gli impianti domestici di piccola taglia, emblematico al riguardo il blocco imposto alla crescita del fotovoltaico di qualsiasi dimensione”.