Rinnovabili

Ritorno al nucleare: le reazioni

“Entro questa legislatura porremo la prima pietra per la costruzione nel nostro Paese di un gruppo di centrali nucleari di nuova generazione”. Questa la frase del ministro dello Sviluppo Economico che ha scatenato già molte reazioni nel mondo politico, imprenditoriale e dell’associazionismo ambientale.
Ottimista si è dimostrato Fulvio Conti, amministratore delegato di Enel, che ha dichiarato: “Siamo pronti ed effettivamente la durata della legislatura, pari a cinque anni, può essere un percorso realizzabile” sottolineando però che è necessario “un quadro normativo aggiornato ed una forte spinta di condivisione al progetto da parte del territorio”.
Già convintissima del ritorno al nucleare si era mostrata Emma Marcegaglia che ritiene questo tipo di energia “l’unico modo per coniugare la strategia di crescita con vincoli energetici ed ambientali”.
Di parere opposto è invece Ermete Realacci, ministro dell’Ambiente nel Governo ombra del PD che ha dichiarato: “Pensare di portare in cinque anni il nucleare in Italia è qualcosa di ideologico, una battaglia come quella per l’art.18, che sappiamo come è andata a finire”.
Il direttore di Greenpeace Italia, Giuseppe Onufrio, ci ha tenuto a sottolineare in una nota che “L’annuncio del governo di voler riaprire il nucleare è inaccettabile […] suona come una dichiarazione di guerra: un referendum ha segnato l’uscita dell’Italia dal nucleare. Il governo pensa di riaprire il discorso con qualche decreto legge? Avrà le risposte che merita”.

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