A fronte di un fabbisogno medio giornaliero d’acqua pro capite generalmente stimato in Europa pari a 250 litri, risulta che ogni abitante che nel Friuli Venezia Giulia fa ricorso ad un pozzo domestico artesiano consuma ben 17.937 litri al giorno, cioè 72 volte le reali necessità.
Il dato è pubblicato nelle “Linee guida per la programmazione degli utilizzi della risorsa acqua” presentate oggi a Udine alla presenza dell’assessore regionale all’Ambiente Luca Ciriani, nel corso del convegno “Risorse idriche sotterranee del Friuli Venezia Giulia: sostenibilità dell’attuale utilizzo”, organizzato per presentare il percorso di studio iniziato nel 2007 a cura del servizio Idraulica della direzione centrale Ambiente della Regione, l’OSMER ARPA e i dipartimenti di Geoscienze e di Ingegneria civile e ambientale dell’Università di Trieste. L’aggiornamento del bilancio idrogeologico del Friuli Venezia Giulia, che gode nella sua interezza di un relativo equilibrio, il calcolo della risorsa idrica disponibile e una accurata analisi che per la prima volta analizza la natura e la quantità dei prelievi da pozzo, zona per zona, ha permesso agli studiosi dell’ateneo giuliano di stilare una fotografia dello stato di fatto sull’uso delle acque sotterranee in regione.
Il censimento conta 7.594 pozzi autorizzati per vario uso e 47.709 pozzi ad uso domestico in Friuli Venezia Giulia. Complessivamente sono 972 i milioni di metri cubi di acqua che vengono prelevati all’anno in tutte le falde della regione. Le analisi dei prelievi da pozzo, distinti per le sette tipologie esistenti sul totale dei 7.594 pozzi, ha permesso di calcolare che, in generale, la maggiore percentuale di prelievo è quella rappresentata dai pozzi per uso ittiogenico, ossia a servizio di impianti di pescicoltura, pesca sportiva e valli da pesca (41 per cento); la seconda è per uso irriguo (30,8 per cento); la terza quella per uso potabile (15,6 per cento). Seguono pozzi ad uso industriale (9,3 per cento); geotermico (1,6 per cento); per uso antincendio e igienico (1,4 per cento). I dati confermano inoltre che il prelievo maggiore si verifica nella bassa pianura del Pordenonese ove vengono prelevati 32 metri cubi al secondo nelle falde artesiane e ne vengono ricaricati solo 13. La zona dell’Udinese presenta dati vicini all’equilibrio (14,8 metri cubi al secondo il prelievo e 18 la ricarica), mentre l’Isontino ha dati ancora più confortanti.
Gli usi prevalenti nei sistemi acquiferi artesiani nella Bassa pianura friulana sono, nell’ordine, l’uso domestico (30 metri cubi al secondo), ittiogenico (5), potabile del comparto acquedottistico (più di 1), industriale (quasi 1). E’ importante intervenire nel campo dell’uso domestico – è stato rilevato da parte degli studiosi – anche per mezzo di semplici interventi poco onerosi, al fine di ottenere il maggior risparmio con il minimo sforzo. Dai dati risulta evidente lo spreco di risorsa idrica imputabile all’incontrollata risalienza naturale delle acque artesiane perchè questo tipo di prelievo costituisce il 50 per cento del volume emunto dalle acque sotterranee e supera da 4 a 7 volte il quantitativo immesso nelle reti del solo comparto acquedottistico (4,5 metri cubi al secondo).