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Rinnovabili, per l’Authority criticità nell’emendamento Azzollini

(Rinnovabili.it) – Alla discussa decisione di eliminare, con la manovra economica, l’obbligo di ritiro, da parte del GSE, dei certificati verdi invenduti e all’iter del DL 78/2010 si aggiunge in questi giorni anche il parere dell’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas che ha espresso le proprie osservazioni:https://www.autorita.energia.it/allegati/segnalazioni/013-10pas.pdf in merito all’emendamento n. 45.1000:https://www.rinnovabili.it/certificati-verdi-lart-45-della-manovra-resta-403095 presentato dal Relatore al Disegno di Legge AS. 2228. Un intervento scaturito dalla necessità di mettere in luce quelle che dall’Authority sono ritenute essere le criticità di tale modifica.
Nell’esercizio della funzione consultiva e di segnalazione al Parlamento e al Governo nelle materie di propria competenza, l’Aeeg rileva come tale emendamento abbia la capacità di ottenere esattamente l’effetto contrario a quello proposto con il tanto criticato art. 45, ossia cercare di ridurre anche parzialmente i costi in capo ai consumatori. “Imponendo di destinare (almeno per i due terzi) il corrispondente gettito delle bollette ad un fondo per interventi nel settore della ricerca e dell’università […] significa, di fatto, l’istituzione di una nuova imposta”.
E, continua l’Authority, “si tratterebbe peraltro di un’imposta certamente poco trasparente (in quanto inclusa in un corrispettivo destinato di norma alla copertura di costi), poco comprensibile (in quanto estranea alle tradizionali categorie dell’imposizione diretta e indiretta), ed infine poco aderente ai criteri di progressività e proporzionalità nel finanziamento delle spese pubbliche (posto che graverebbe sulle bollette di famiglie ed imprese in misura del tutto non correlata ai loro redditi)”. “La nuova imposta – spiega – peggiorerebbe, peraltro, una situazione che già vede il settore elettrico gravato da numerosi prelievi, di carattere fiscale e parafiscale, sui quali si applica anche l’IVA”.
L’Aeeg mette in luce le problematiche interpretative e applicative di tale modifica normativa, evidenziando “l’estrema difficoltà e arbitrarietà della quantificazione, soprattutto per gli anni successivi al 2011, degli eventuali risparmi o economie sopra richiamati. I certificati verdi infatti possono essere utilizzati per i tre anni successivi alla data di emissione: risulta quindi arbitrario effettuare delle ipotesi sull’anno di ritiro. In particolare, i certificati verdi emessi a partire dal 2012 potrebbero essere utilizzati anche negli anni successivi al 2013, in cui sarebbe già terminata l’applicazione dell’emendamento”.

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