Rinnovabili

Rinnovabili, per l’AEEG in Italia incentivi troppo generosi

E’ un quadro analitico, a tutto tondo quello che ha tracciato oggi dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas durante la sua audizione presso la X Commissione Industria, Commercio, Turismo del Senato. Un’indagine conoscitiva sulla “strategia energetica nazionale” che mette in chiaro luci e ombre di un sistema che, soprattutto nel comparto delle rinnovabili, necessita di una revisione sul sistema generale degli incentivi. Un sistema definito “troppo generoso” dallo stesso commissario Tullio Fanelli, che dovrebbe, invece, garantire uno sviluppo nel futuro delle fonti rinnovabili a un costo più contenuto. Nel corso della sua audizione, Fanelli, come riferisce l’agenzia Asca, ha soprattutto rilevato il grande numero di “richieste di installazione di impianti rinnovabili per ben 100.000 MW, molte delle quali al Sud, una quantità superiore a tutta l’elettricità attualmente prodotta in Italia e oltre 5 volte l’obiettivo di sviluppo delle rinnovabili. Un segnale – ha aggiunto il commissario dell’AEEG – che ci dice che forse il sistema di incentivazione che abbiamo è un po’ troppo generoso e che su questo sistema bisogna intervenire non certo per ridurre gli obiettivi di sviluppo di queste fonti ma per ridurne il costo”.
Da qui la necessità di intervenire, secondo l’Autorità, sugli incentivi dal momento che, come si legge nella memoria presentata in Senato “l’efficacia complessiva dei sistemi di incentivazione non dipende solo dal livello dell’incentivazione stessa: va invece perseguita garantendo la massima trasparenza, semplicità ed accessibilità degli strumenti, e soprattutto indirizzando le risorse sui progetti che minimizzino i costi e consentano di massimizzare anche le ricadute delle attività produttive sul sistema industriale ed occupazionale del Paese, assicurandone in tal modo la sostenibilità”.

Una “memoria”:https://www.autorita.energia.it/allegati/docs/pareri/101020.pdf in cui l’AEEG ha anche messo in evidenza come “l’incentivazione delle fonti rinnovabili e assimilate costituisce la voce di spesa di gran lunga più rilevante tra quelle finanziate attraverso gli oneri generali di sistema”. Ma l’Autorità, nella sua audizione, è scesa anche nel dettaglio del peso economico delle singole forme di incentivazione per la produzione di energia da fonti pulite. In particolare a “pesare” di più in termini di costi sarebbe innanzitutto il provvedimento CIP 6/92. “Per quanto riguarda l’anno 2010 – si legge nella memoria – si stima che il provvedimento CIP 6/92 comporti un costo complessivo, con esclusivo riferimento alle fonti rinnovabili, poco superiore a 800 milioni di Euro a valere sul Conto per nuovi impianti alimentati da fonti rinnovabili e assimilate (componente A3), per una quantità di energia elettrica incentivata pari a circa 6,7 TWh”. A seguire, secondo l’AEEG, ci sarebbe la determinazione del peso economico del meccanismo dei Certificati verdi (CV). “Il costo complessivo – in questo caso – è pari a quasi 1600 milioni di euro, incentivando una quantità di energia elettrica pari a circa 16 TWh. L’incentivazione media è quindi pari a quasi 100 €/MWh, cui va sommato il ricavo per la vendita dell’energia, mediamente pari a 70 €/MWh. Si tratta – sottolinea l’Autorità – di un livello di incentivazione oggettivamente molto superiore a quello necessario per consentire la realizzazione delle principali fonti rinnovabili”.
Costi che sono da considerarsi in questo quadro “onerosi” anche per l’incentivazione a favore del fotovoltaico: “Nel 2010 si prevede che il costo dell’incentivo per il fotovoltaico superi gli 800 milioni di euro per una quantità di energia elettrica incentivata pari a circa 1,8 TWh. A ciò si deve aggiungere l’effetto del nuovo decreto, per cui si stima che nel 2011 il costo dell’incentivo per il fotovoltaico supererà i 1200 milioni di euro”.

Un quadro che potrebbe, quindi, determinare ripercussioni notevoli sul mercato come ricorda sempre la memoria presentata in Senato oggi. “Rischiano di emergere, nel medio termine, evidenti problemi di sostenibilità economica degli attuali meccanismi di incentivazione posti a carico dei consumatori. Infatti il costo totale per l’incentivazione delle sole fonti rinnovabili (escluse quindi le assimilate) ha raggiunto i 2,5 miliardi di euro nel 2009, sfiora i 3,4 miliardi di Euro nel 2010 (di cui 800 milioni legati alle rinnovabili CIP6, 1600 ai certificati verdi, 800 al fotovoltaico e 180 alla tariffa fissa onnicomprensiva) e raggiungerà almeno i 3,9 miliardi di euro nel 2011 (di cui 800 milioni legati alle rinnovabili CIP6, 1600 ai certificati verdi, 1200 al fotovoltaico e 300 alla tariffa fissa onnicomprensiva). Per la prima volta – aggiunge l’Autorità – nel 2010, il costo complessivo dei nuovi strumenti di incentivazione (pari a 2,6 miliardi di Euro) supera i costi complessivi,incluse le fonti assimilate, del provvedimento CIP n. 6/92 (pari a 1,9 miliardi di Euro)”.
L’AEEG, quindi, non ha mancato anche di avanzare le previsioni per il futuro: “Come più volte evidenziato dall’Autorità, il costo totale per l’incentivazione delle sole fonti rinnovabili destinate alla produzione di energia elettrica, nell’ipotesi di raggiungimento del potenziale massimo teorico di sfruttamento delle rinnovabili con una incentivazione decrescente nel tempo, potrebbe aumentare a più di 5 miliardi di euro/anno nel 2015 e a circa 7 miliardi di euro/anno nel 2020”. Criticità che sono state anche rilevate per ciò che riguarda “l’iniquità distributiva propri degli incentivi. Occorre infatti ricordare – si legge – che tutte le incentivazioni di cui si è trattato in precedenza non ricadono sulla generalità dei contribuenti, attraverso imposte dedicate, ma sullo specifico settore dei consumatori elettrici”.

Sarà quindi necessario portare avanti, secondo l’Autorità, interventi di ridefinizione che potranno essere attuati con diverse misure con l’obiettivo di attenuare l’impatto che gli oneri generali di sistema “determinano sulle bollette di famiglie e imprese e rendere i meccanismi di incentivazione maggiormente efficienti”. Tra le misure proposte nel corso dell’audizione di oggi, l’Autorità dell’Energia Elettrica e del Gas propone una “revisione del meccanismo dei certificati verdi al fine di ripristinare la struttura d’origine, prevedendo che i certificati verdi possano essere ritirati dal GSE solo a scadenza e modificare le modalità di fissazione del prezzo di ritiro da parte del GSE dei certificati verdi in scadenza” ma anche “rivedere il livello e la durata delle incentivazioni concesse alle fonti rinnovabili, con particolare riferimento al solare fotovoltaico e spostare una parte significativa degli oneri legati ai meccanismi di incentivazione delle fonti rinnovabili dalla bolletta energetica alla fiscalità generale”.

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